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Recensione : Mortuary Drape – Spiritual Independence

Sono passati dieci anni dall'ultimo album ma per i Mortuary Drape il tempo non conta, avvolti ormai da quell'immortalità artistica che ne fanno una leggenda.

Mortuary Drape – Spiritual Independence

Difficile parlare di black metal senza cadere nella retorica, ancor più se avviene per descrivere l’ultimo album di una band leggendaria come i Mortuary Drape, osannata all’estero e molto meno di quanto avrebbe meritato nel nostro esterofilo paese.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, l’Italia ha sempre rappresentato nell’arte la culla della civiltà europea, conquistandosi nel cinema, nella letteratura e nella musica a sfondo horror/occulto un posto di primo piano nel panorama internazionale ormai da tempo immemore.
Artisti geniali che, lasciando ad altri horror per ragazzini, con gnomi, folletti e diavoletti vari, si sono rivolti per le loro opere a temi spirituali ed intimisti, sviluppando credenze e leggende di cui la nostra penisola è colma, oppure creando intorno al tema della morte opere dal terrificante mood occulto/esoterico molto più affascinante e misterioso.
Il prog settantiano, dalle tinte dark, l’heavy metal negli anni ottanta e poi l’estremismo black, hanno regalato nella musica band diventate di culto, circondate da un alone di mistero e dal poco clamore che nella massa suscitano i generi elencati, regalando capisaldi nella storia della musica contemporanea underground.
Tra queste ci sono anche i blacksters piemontesi, nati sul finire degli anni ottanta, autori di dischi epocali e punto di riferimento per la scena black non solo in Italia e, alla pari con i Death SS, band fondamentale per lo sviluppo del metal estremo sul nostro territorio.
Dieci anni di silenzio dall’ultimo “Buried In Time”, intervallati da una serie di produzioni che vanno da un Ep ad una compilation e un live, interrotti con un album bellissimo che conferma il valore dei Mortuary Drape.
Non sono poi così lontani i tempi di “Into The Drape” e “All The Witches Dance”: la band torna al sound dei primi lavori dopo la parentesi più thrash oriented del precedente lavoro, dando sfoggio di una ritrovata vena compositiva che si esalta in brani dal forte impatto heavy/horror, tra Mercyful Fate, atmosfere dark e terrificanti rallentamenti doom, in un vortice di arte nera come non se ne sentiva più da tempo.
Grandiose parti funeree ed accelerazioni black rappresentano la struttura portante di un album davvero riuscito, costituito da una raccolta di brani dannatamente oscuri, con quella predisposizione tutta italiana nel creare atmosfere orrorifiche da brividi: dieci rituali che si ripetono, ancora una volta, uno più inquietante dell’altro, puro male in musica, terrore profondo, gelido come l’ennesimo cadavere avvolto nel drappo.
Dieci anni sono passati prima che la band tornasse con questo grandioso lavoro, tanti forse, ma per la band il tempo non conta, avvolta ormai da quell’immortalità artistica che è propria delle leggende.

Tracklist:
1. The Hiss
2. Lithany
3. Once I Read (Marble Tomb)
4. Natural Death (1930-2011)
5. Mortal Remains (Your Bones)
6. Immutable Witness
7. Black Candle
8. Ignis Fatuus (Deaf Space)
9. 1600 Gnostic Year
10. Spiritual Independence (The Farewell)

Line-up:
Wildness Perversion – Drums, Vocals (lead)
DC – Guitars, Vocals (backing)
S.C. – Bass, Vocals (backing)
SR – Guitars (lead), Vocals (backing

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