Correva l’anno 1995: Salerno, fine estate. Un gruppo di amici, già reduci da esperienze musicali pregresse, si riuniva per suonare e provare in uno stanzone di un istituto scolastico della città (che, per un breve periodo di tempo, è stata addirittura, ufficiosamente, capitale d’Italia) iniziando a mettere insieme un repertorio fatto di rifacimenti dei classici del beat (anzi, “bitt”) italiano. Prioritaria la scelta del nome da dare alla neonata band: dopo aver proposto “I bugiardi“, e poi “Flowers“, si decise per il goliardico moniker Tony Borlotti e i suoi Flauers (e non Flowers) con la storpiatura “Flauers” voluta come ricordo e omaggio agli strafalcioni linguistici operati dai primi complessi beat dilettanti degli anni Sessanta.
Sono passati trent’anni da quei giorni e, con una line up parzialmente cambiata rispetto ad allora, quel progetto è ancora vivo e vegeto (anche se i primi a non immaginare che sarebbero stati così longevi sono gli stessi membri del gruppo campano) potendo vantare oltre 800 esibizioni dal vivo in giro per lo Stivale italico. Tre decadi di (in)successi, costellati da camicie paisley, Lambrette, stivaletti stretti stretti, melodie frizzanti, una manciata di album e singoli/Ep, partecipazioni ai principali festival e manifestazioni neobeat italiane (con puntatine anche in Spagna) e a una pellicola cinematografica, una attitudine “Sixties” scanzonata, l’ironia contagiosa, la voglia di non prendersi troppo sul serio e, soprattutto, la passione per la musica, la letteratura e la controcultura beat, portata avanti dall’iconico frontman Tony Borlotti, in ricordo dei fantastici epigoni della riscoperta del beat italiano avvenuta negli Eighties (in un movimento di revival che diede vita a ensemble come i Barbieri e Gli Avvoltoi).
Una scalcagnata rock/neobeat band destinata a militare a vita nelle serie (assai) minori musicali, che in trent’anni di gloriosamente sgarrupato percorso (hanno pur sempre condiviso il palco con gente come Fuzztones e Chocolate watch band, tra gli altri, mica pizze e fichi) ne ha viste di tutti i colori e ha vissuto quasi tutto il campionario degli accadimenti possibili e immaginabili riservati a un complesso di musicisti. Eppure, per loro stessa ammissione, i “falsi giovani” Flauers (che oltre a Tony vedono in formazione Michelangelo Coppola alla chitarra e cori, Vincenzo Criscuolo alla batteria, Gabriele Di Capri all’organo e cori e il bassista Giovanni D’Agostino aka “Johnny Dago“, colui che ha avuto la geniale intuizione del moniker) non vogliono fermarsi e vanno testardamente avanti pubblicando nuovo materiale per festeggiare il trentesimo anniversario della loro caleidoscopica attività.
Se già cinque anni fa, infatti, avevano celebrato le loro “nozze d’argento” facendo uscire una ristampa “deluxe” del loro penultimo lavoro sulla lunga distanza, “Belinda contro il mangiadischi“, questa volta Tony e compagnia cantante/suonante sfornano un nuovo mini-album, “Killing shake!“, uscito sulla benemerita label toscana Area Pirata, e che nel titolo omaggia un antieroe del fumetto nero italiano. Sei brani che rappresentano un compendio di tutte le sonorità amate dai nostri, e in cui convivono allegramente il dinamico garage (freak)beat strumentale della title track, beat italiano classico nella successiva “Nel tuo giardino“, leggero e sfizioso beat/blues in “Amalia“, esuberante garage rock – con tanto di liriche venate di critica sociale – in “Dove vai“, l’altro strumentale “Piccolo ma beat” che rievoca l’atmosfera delle soundtrack delle commedie erotiche italiane anni Sessanta/Settanta e, infine, una divertente cover di “Psycho” (italianizzata in “Pazzo“) dei maestri Sonics.
From the Irno valley to the world. Dalle balere alle piattaforme streaming, una filosofia di vita racchiusa in tre decenni sgargianti, una band di cui andare orgogliosi, e non ci sono luci d’artista o invasioni di fauna modaiola in costiera amalfitana che tengano: in un mondo ideale, loro dovrebbero essere la vera attrazione e gemma della loro città che meriterebbe di essere scoperta e apprezzata dall’overtourism selvaggio. Col beat, beat shake, quello che vi va, a noi ci piace tanto ascoltare i Flauers!