“Monolithe III” e “IV”, usciti ad un anno di distanza tra loro, hanno ribadito l’ingresso in pianta stabile della band parigina nel gotha del funeral doom.
Rispetto ai pur buoni lavori precedenti, gli ultimi due album evidenziano un’evoluzione del sound in senso lato, facendo sì che, mantenendo i tratti distintivi del genere, venisse scongiurato un suo eccessivo ripiegamento su sé stesso.
Monolithe Zero del quale parleremo in questo frangente, non è invece un album di inediti (come si evince dalla numerazione), bensì racchiude i due EP “Interlude Premier” e “Interlude Second”, usciti a distanza di 5 anni l’uno dall’altro e che, in qualche modo, sono emblematici delle due fasi della carriera dei doomsters francesi.
Se “Interlude Premier” era infatti ancora legato alle sonorità di “II”, risalente a due anni prima, “Interlude Second” anticipava di qualche mese la pubblicazione di “III” che, a mio avviso, è il punto più alto finora raggiunto dai Monolithe (superiore, sia pure a livello di sfumature, anche all’ottimo “IV”). Aperto dalla rivisitazione del tema Also Sprach Zarathustra, i due EP si susseguono mettendo in luce le peculiarità di un sound ostico, spesso ossessivo nel suo insistere su pochi accordi eppure dannatamente efficace, almeno per chi apprezza queste sonorità.
Indubbiamente la parte del leone la fa un brano terrificante come Harmony of Null Matter, che originariamente appariva nel secondo EP suddiviso in due parti,vero monumento all’incomunicabilità ed autentica prova del nove alla quale sottoporre chi si considera a parole un fan del funeral.
Da notare anche la presenza in tracklist della riuscita cover di Edges, brano tratto da un album monumentale come “Lead And Aether” degli Skepticism, band che sicuramente ha fornito più di uno spunto a Sylvain Bégot e soci, per quanto costoro oggi possano vantare una cifra stilistica del tutto personale.
Evidentemente questo lavoro nulla aggiunge allo status raggiunto dai Monolithe ma, oltre a rivelarsi un utile indicatore di quanto il sound dei nostri si sia evoluto nel corso del tempo, costituisce la ghiotta occasione di far propri i due EP in un sol colpo.
Peraltro, quasi in contemporanea, la Debemur Morti commercializza anche la riedizione rimasterizzata di “Monolithe II”: ecco, che nessuno si sogni di parlare di operazioni commerciali in relazione a band che suonano funeral doom, potrei riderne fino a rischiare di morire …
Tracklist:
1. Also Sprach Zarathustra
2. Monolithic Pillars
3. Edges
4. Harmony of Null Matter
Line-up:
Benoît Blin – Bass, Guitars
Sébastien Latour – Keyboards, Programming
Sylvain Bégot – Guitars, Bass, Keyboards, Programming
Richard Loudin – Vocals