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Recensione : MONDO GENERATOR – WE STAND AGAINST YOU

MONDO GENERATOR – WE STAND AGAINST YOU

Il capitalismo ci ha privato dei sogni, e allora spacchiamo tutto e affanculo il mondo intero. Questo è il mood generale che trasuda dai solchi di questo Lp, “We stand against you“, settimo studio album ufficiale degli alternative/stoner/punkers statunitensi Mondo Generator: un titolo che è tutto un programma, con tanto di bottiglia-bomba molotov in copertina, e che si traduce in venti e rotti minuti di disperato scoglionamento e sciorinati, da Nick Oliveri e soci, col tono incazzato di chi non ha più niente da perdere e, soprattutto, sembra non avere più fiducia in niente e in nessuno: non a caso è stato definito, dal diretto interessato, “il nostro disco più heavy“.

Il long playing, uscito a metà ottobre sulla label italiana Heavy Pysch Sounds, è un’altra opera, a suo modo, “figlia” del covid-19, dei lockdown e dei sentimenti di rabbia, disillusione e frustrazione che la pandemia generato, ma il livore sputato da Oliveri in questi nuovi nove pezzi (che tengono in vita il suo progetto musicale più longevo, essendo iniziato nell’ormai lontano 1997) riflettono in pieno i tempi caotici e violenti in cui stiamo vivendo, tra pensieri personali, liriche che parlano di famiglia e cari amici che muoiono o si suicidano, e l’esperienza avuta col coronavirus.

Il frontman e bassista californiano, ex Kyuss e Queens of The Stone Age (tra gli altri) e coadiuvato dalla potente sezione ritmica formata da Mike Pygmie alla chitarra e Mike Amster alla batteria, apre le convulse danze con i due minuti e mezzo al vetriolo della “quasi” title track “I stand against you/Blast off” che, tra un countdown e un “fuck” e l’altro, ci scarica subito addosso il suo caricatore alt-punk con un Oliveri furente che pare essere quasi sul punto di farsi esplodere la gola su quei “YEEEEEAH” alla fine del pezzo. Non da meno è la successiva cavalcata motörheadianaRuber room“, grintosa e alcoolica, alla quale seguono i due minuti e mezzo di “One Two Three Four” in cui riemerge la vena stoner rock (velocizzata e punkizzata) à la QOTSA del nostro losangelino, quasi fosse una cugina sfigata di “First it giveth“. “Unglued” è un proiettile hardcore punk di un minuto e quaranta secondi, mentre “Death march” e “Conspiracy (fact or theory)” si ibridano con sonorità imbastardite post-HC/alt.metal vicine a Helmet e Rollins Band, e in “I want out” riaffiorano reminiscenze stoner imbevute di Sabbathismo in formato bignami. WSAY si chiude coi cinquantasei secondi di grezzo assalto frontale in “Sky valley meth” e col feroce stoner/punk di “For a day“, un pezzo che darebbe l’idea di come avrebbero potuto suonare i Kyuss strafatti di erba e peyote se, negli anni Novanta, avessero mai registrato un album di cover di brani hardcore in uno dei generator parties organizzati nel deserto nei dintorni di Joshua Tree.

Ah, prima che ce lo chiedate: non ce ne frega nulla del nuovo album degli Stones e non ce ne frega nulla del fatto che tutti ne parlino. A noi interessano i progetti ruspanti di vero rock ‘n’ roll e non le cariatidi che da cinquant’anni non hanno più nulla da dire e vanno avanti per inerzia. Se volete un consiglio spassionato, lasciate perdere il ruooock patinato e glamour da copertina delle riviste di gossip e ascoltate i dischi di band come i Mondo Generator, sostenete figure veraci e coerenti come quella di Nick Oliveri, autentici perdenti di successo, da tre decenni sulle scene a registrare e suonare, incessantemente, in adrenalinici concerti sbraitati sui palchi dei vari festival e nei club in giro per il mondo (e, spesso, anche in Italia) con i suoi gruppi o da solista o in altre avventure e collaborazioni, sempre con la stessa genuinità R’N’R e voglia di fare casino che ritroviamo anche in “We stand against you“, che è un full length che spacca il culo ai passeri e, probabilmente, si è già guadagnato buone possibilità tra i candidati a rientrare nella mia personale e ambitissima (seh, vabbè… ma chimmesencula) “top ten” degli album ascoltati nel 2023. E, col benestare di Rex Everything, regaliamo un sincero e accorato “dito medio” a tutti i benpensanti.

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