Sarà che al sottoscritto piacciono tanto le premesse, ma credo sia impossibile non specificare il fatto che l’ hip hop non fa per me.E’ un genere che, per quanto rispettabile, soprattutto dal punto di vista sociale e messaggistico, raramente è riuscito a rapirmi, specie negli ultimi anni, facendo eccezione per i Cannibal Ox, band che qualche anno fa mi fece molto piacere conoscere e sentire.Sarà forse per la costante ricerca di nuovi melting pot sonori, ma forse finalmente nuova linfa vitale sta prendendo piede anche in un genere, solitamente un po’ troppo ripiegato su se stesso, se non quando investito da un tir come quello del dio denaro, generatore di mostri come l’hip hop da mtv.I kill the vultures sono una delle realtà più arrabbiate, sbilenche e moleste che il panorama musicale oggi ci offre. Sono riusciti a trovare un sound violento, nervoso, tanto lento, cupo e mefitico, quanto veloce, d’ impatto e crudo.Un’ anima jazz che viene bypassata da battute ora spezzate e veloci, ora downtempo. Percussioni acide e lisergiche, tribali e assolutamente e puramente punk. Gli MC si alternano con abile maestria, e soprattutto dimostrano oltre ad un forte potere evocativo, anche buone capacità tonali.Sampler di chitarre stuprati da assoli di tromba jazz, cool jazz, sezioni ritmiche ossessive e ridondanti, atmosfere genuinamente di strada.La perla? Per gtusto mio personale Beasts of burden ( anche se si potrebbe discutere a volontà sulla chicca del disco), dolente intro jazz con piano e tromba, che lentamente creano lo spazio per l’ entrata delle battute di drum, semplice ma non banale, il loop giusto nel punto giusto, anticipato da una chitarra dilaniata che si snoderà per i restanti minuti del brano maniacalmente.Morale? Non riesco a toglierlo da lettore..