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Recensione : Iosonouncane – Die

Jacopo Incani ha staccato di diecimila kilometri qualsiasi artista o pseudo artista italiano degli ultimi anni

Iosonouncane – Die

Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, passati cinque anni dall’ottimo debutto lungo “La Macarena Su Roma”, ritorna, nuovamente per La Famosa Etichetta Trovarobato, con i sei brani di Die. Il nuovo disco, figlio di un lunghissimo e minuzioso processo di lavorazione, presenta una sorta di unica suite, suddivisa in sei capitoli e incentrata sul rapporto fra un uomo in mezzo al mare (che teme di morire) e una donna a riva (che teme che lui possa non tornare mai più).

Il disco parte in quarta con la violenza rovente della soffocante e allucinata Tanca: cori tradizionali sardi mescolati a bassi profondissimi, pause, affondi nella carne, rincari di dose, elettronica oscurissima a farla da padrone e cantato sempre affilato.
A sciogliere un poco la tensione ci pensa il sound anni ’60, digerito e smembrato in un mosaico carico di colori, sfumature ed emozioni, di Stormi, mentre i dieci minuti di Buio, in realtà solari e sognanti con il loro respiro lento e pacato, conquistano con la loro incredibile varietà di suoni presentati.
Carne, in quarta posizione, pur affidandosi a cori delicati, morbide melodie e squillante sezione di fiati, si getta lentamente nella profondità delle tenebre (complici i bassi potentissimi che la accompagnano), aprendo al liquido pulsare della delicata Paesaggio e alla ferocia angosciante della soffocante e opprimente Mandria: ritmo e bassi a tracciare il solco, briciole di canto a tenore, aridi paesaggi di synth, andamento sempre più asfittico e imprevisto finale in grado di sciogliere tutta la tensione.

Di fronte a un disco del genere, non si può dire altro se non che Jacopo Incani ha staccato di diecimila kilometri qualsiasi artista o pseudo artista italiano degli ultimi anni. La complessità di composizione dei singoli pezzi, abbinata a una sensibilità vivida, a testi scarni ma altamente evocativi, ad una incredibile cura per il suono e ad una visione altamente futuristica del passato e della tradizione, sono di qualità talmente elevata che non lasciano spazio a critiche di alcun tipo. Il primo vero disco cardine di questi anni ’10 italiani.

Tracklist:
01. Tanca
02. Stormi
03. Buio
04. Carne
05. Paesaggio
06. Mandria

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