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Recensione : Fuzz – Ii

Il secondo disco dei Fuzz, power trio composto da Charles Moothart, Ty Segall e Chad Ubovich, è un vero e proprio mammut dalle fattezze heavy-psych

Fuzz – Ii

Il secondo disco dei Fuzz (Charles Moothart, Ty Segall e Chad Ubovich) è un vero e proprio mammut dalle fattezze heavy-psych, sessantasette minuti (quattordici pezzi) di rock acido, furioso e oscuro col passo pesante e la vena battagliera.

Rispetto all’esordio, II suona «un sacco più cattivo» (così Ubovich in un’intervista a L.A. Weekly); la scrittura, che per la prima volta si è fatta processo collettivo, è matura al punto giusto, come i pomodori ad agosto o la rivoluzione nel 1917; precisione e potenza d’esecuzione farebbero arretrare e vergognare chiunque si cimenti; forse avremmo gradito un po’ più di coraggio (sporcizia, NdR) in fase di produzione, ma tant’è.
La tripletta iniziale è da manuale: Time Collapse II/The 7th Terror, con il riff istintivamente amico, la ritmica martellante e la voce acida e velenosa, è quanto di meglio si possa chiedere, oggi, a una band proto-metal con il garage nel sangue; Rat Race prosegue su ritmi convulsi, giganteggiando sul bridge e rivelandosi poi per quello che è: un’acida e irrequieta bastonata tra i denti; Let It Live si ritira su territori più psichedelici (offrendo la prova provata che è ancora possibile scrivere grandi ballate heavy senza fracassare i coglioni al prossimo), per poi stordire con un finale al fulmicotone che palpeggia il didietro degli Hawkwind.

Il Sabba Nero, convitato di pietra di ogni disco proto-metal che si rispetti, fa la sua apparizione con Pipe, ispirando un girone infernale di riff ultrasaturi, cambi di ritmo e atmosfere doom.
Say Hello e Burning Wreath sembrano due outtake decelerate, appesantite e screziate di assoli di uno degli ultimi dischi del Ty, e questo le rende un po’ meno digeribili.
A tenere belle alte le sorti dell’album ci pensano Red Flag, 1’48” di secche, cattivissime bastonate hardcore, Jack The Maggot, che se la gioca egregiamente tra hard rock, glam e sputacchi horror, e New Flesh, un perfetto hard rock anni ’70.
Su Silent Sits The Dust Bowl fanno la loro apparizione gli archi, regalandoci qualche minuto di rilassamento prima del consueto tuffo a testa in giù in un oceano di fuzz e acidi lisergici che apre la strada alla conclusiva, funambolica e spaziale title track: una jam di 13’48” che chiude tra effluvi psichedelici, assoli e rumorismi un grande disco, che non si becca i pieni voti per quella produzione un po’ troppo pavida, e perché Blue Cheer e compagnia bella sono passati da queste parti quasi cinquant’anni prima.

TRACKLIST
1. Time Collapse II / The 7th Terror
2. Rat Race
3. Let It Live
4. Pollinate
5. Bringer of Light
6. Pipe
7. Say Hello
8. Burning Wreath
9. Red Flag
10. Jack The Maggot
11. New Flash
12. Sleestak
13. Silent Sits The Dust Bowl
14. II

LINE-UP
Charles Moothart – guitar, vocals
Chad Ubovich – bass
Ty Segall – drum, vocals

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