Davvero curioso e di notevole interesse è l’ ultima fatica Kieran Hebden, in arte Four Tet. Ci troviamo di fronte ad un lavoro sicuramente più jazzy e anche house, con battute ritmiche più serrate, e forse con meno situazioni emozionali rispetto al precedente Rounds.Il disco si sviluppa su binari di continuità, che spaziano da brani più danzabili (vedi Joy, Turtle turtle up), ad echi Fridge ( And the patterns), condendo il tutto con una salsa di Funk e più in generale di black music.Kieran, porta avanti una che secondo me è una delle sue migliori peculiarità, la ricerca di batterie, percussioni e glitch da urlo, sampler che si incastrano in maniera geniale tra I click e i glitch di fondo, riuscendovi forse come mai in passato.Caratteristica non da trascurare che contraddistingue il lavoro, è anche la scelta di non includere praticamente fraseggi chitarristici, che costruivano le melodie nei tre album scorsi, melodie ora sviluppate con synth e tastiere.Definirlo inarrivabile è esagerato, ma di sicuro bisogna togliersi il cappello dinnanzi a codesto personaggio della scena elettronica, perché nel giro di poche releases è riuscito a prendersi sulla groppa responsabilità cospicue, riscrivendo gli stilemi e gli indici del panorama indietronic, variando dalla chill- out più elitaria e sfociando nella house, passando per folk,progressive e non so che altro.Unica bacchettata forse, la troppa eterogeneità, che a tratti rende la portata un tantino pesante, comunque mai indigesta.
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