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Recensione : Exspectans Ver

L'hardcore melodico degli Exspectans Ver predilige le sostenute e ampie ritmiche del genere a cui la partecipativa voce del Curtotti non fa altro che cercare nuove traiettorie umorali. Se cercate potenza in levare, siete sul canale giusto!

Exspectans Ver è una band invischiata col post-hardcore di stampo inglese (The Cooper Temple Clause, Kill Kenada, Mclusky, ma son gallesi) e stilisticamente avviata lungo le direttive del genere che assaporano con pieno entusiasmo, non senza scoprire una vena indie sottotraccia.

Una dichiarazione personale di appartenenza che non si risparmia in energia e dedizione.

L’impianto sonoro è solido, chiaro, ed è un piacere sentire a pelle la sezione ritmica correre nel suo incedere sconfinato, gustando certo i ricami e le pennate degli accordi sulle chitarre, soprattutto quando queste tessono a tavoletta, quasi le mani dei chitarristi – non ne fa mistero neppure il bassista – fossero una macchina da cucire che pistona spedita; nonché in vista lo spaziare illimitato del vocalist, capace di sfogare e scalare il registro canoro con disinvoltura.

Ottimamente in linea con l’immagine di copertina dell’EP d’esordio, “In Limine”, ove campeggiano suggestivamente, beh, li vedete anche voi, tre ricchi fiori rosa su sfondo cupo in intreccio tonale tra magenta, azalea e amaranto, gli Exspectans Ver si professano anime tormentate votate alla foga dello struggimento.
L’energia schizza fuori dalla ben impostata, sofferente ed arrabbiata voce solista, mentre le atmosfere redatte da elettrica e basso rapiscono solerti inventando scie di suono che si perdono in una marcia folle a perdifiato, rintuzzata con vivacità dal controbattere essenziale delle bacchette.

La dolcezza, tra tanto testosterone, affiora pure oltre la sostenuta irruenza hardcore trasmessa e si raggiungono piacevoli intimi momenti negli arpeggi e nella melodia metallica profilante.

Tutto ciò mi fa pensare ad un mare in buriana che investe di raffiche ventose la schiumosa spiaggia bianca d’Albione, ritraendosi poi all’indietro, per cui tale ondeggiare spasmodico trova nell’affievolimento una rigenerazione che coinvolge tutto il ciclo dell’impetuoso movimento sonoro.

La sensazione finale è che manchi in prospettiva un piccolo tot di profondità; allargare quella dimensione poco sviluppata potrebbe conferire maggiore peso all’opera nello sguardo complessivo (forse ridurre qualcosa di ridondante nella voce?), però non sono un fan tipico del genere.

Per tutto il resto ai ragazzi di Siena non manca null’altro per imporsi su elevati scenari.

ETICHETTA: Seahorse Recordings

TRACKLIST
1. Overture 01:49
2. Empfindsamkeit 04:10
3. How I Ate My Brother 03:48
4. Dry Tongue 04:47
5. Wide – Awake 04:19

LINE-UP
Donato Curtotti – Vocals
Jacopo Cenni – Guitar
Davide Mighali – Guitar
Alessandro Aprea – Bass

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