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Recensione : Doomraiser – Reverse (passaggio Inverso)

La band romana, con questa sua ultima fatica discografica, riprende saldamente in mano le redini del doom tricolore: difficile pensare oggi di poter fare meglio, per chi si muove nel solco tracciato dai maestri del genere nel secolo scorso.

Doomraiser – Reverse (passaggio Inverso)

Non posso certo negare il fatto che stessi aspettando al varco i Doomraiser dopo “Mountains Of Madness”, un lavoro assolutamente riuscito visto il suo innegabile livello qualitativo, ma rispetto al quale non si poteva fare a meno di notare quanto la carica selvaggia e istintiva che la band romana aveva riversato nei primi due album fosse stata parzialmente sacrificata a vantaggio di una vena maggiormente psichedelica e progressive.

Con Reverse, i Doomraiser fanno contemporaneamente un passo indietro ed uno avanti nella rilettura del proprio sound: il doom primordiale torna di nuovo a mostrare i muscoli nel corso dell’album, anche se non nella misura massiccia di “Lords of Mercy” ed “Erasing the Remembrance” e, nel contempo, le pulsioni psichedeliche vengono sfumate a favore di un’impronta più classicamente heavy; ne scaturisce, così, un lavoro dai tratti multiformi, con il quale il combo capitolino ci porta a spasso nel tempo andando a lambire i meandri più reconditi di un metal ossianico, evocativo e dall’enorme impatto.
I sei brani risultano differenti ma ugualmente complementari e i nostri non rinunciano far proprie tutte le sfumature stilistiche che possono gravitare attorno alla base doom del loro sound: la line-up, rivoluzionata in occasione del precedente album con la sostituzione di entrambi i chitarristi, appare oggi una perfetta ed oliata macchina nella quale lo strumento a sei corde si erge a protagonista, non solo nell’erigere un compatto muro sonoro ma anche nel ricamare assoli di grande gusto ed intensità.
La parte del leone la fa, ancora una volta, un vocalist dalla grande personalità come Nicola “Cynar” Rossi, sempre più a suo agio nel modulare i registri vocali assecondando alla perfezione le sterzate di volta in volta impresse al sound dai suoi degni compari; la ciliegina che rende la torta ulteriormente prelibata è l’imposizione delle mani sul lavoro da parte di un guru della produzione come Billy Anderson il quale, grazie alla sua perfetta conoscenza della materia, contribuisce ad esaltare l’operato dei Doomraiser, lasciando che l’album mantenga ugualmente intatta la sua carica impetuosa.
Reverse si snoda su oltre cinquanta minuti spalmati più o meno equamente su sei brani, ognuno dei quali capace di farsi ricordare sia per le ritmiche accattivanti, pur se compresse in uno scheletro di matrice tradizionalmente doom (la terna iniziale Addiction, Mirror of Pain, Ascension: 6 to 7), sia per la presenza di riff talmente rocciosi da mettere a rischio l’integrità delle casse (Apophis), sia ancora ritrovando quelle pulsioni psichedeliche che, in quest’occasione, alimentano il sound invece di fagocitarlo (le conclusive In Winter e Dio Inverso).
Una citazione particolare, pure in una tracklist di rara compattezza e qualità, la merita una traccia come Ascension: 6 to 7, nella quale i Doomraiser sfogano tutte le proprie influenze dando vita a quello che, per quanto mi riguarda, costituisce in assoluto uno dei picchi della loro già eccellente produzione.
La band romana, con questa sua ultima fatica discografica, riprende saldamente in mano le redini del doom tricolore: difficile pensare oggi di poter fare meglio, per chi si muove nel solco tracciato dai maestri del genere nel secolo scorso.
L’intensa attività live in tutti questi anni ha reso il quintetto della capitale una realtà coesa e inattaccabile e quest’ultimo album possiede le caratteristiche per mettere d’accordo sia chi predilige le sonorità più cupe e funeree (come il sottoscritto), sia chi apprezza l’aspetto più ortodosso del genere, sia infine chi non disdegna di lasciarsi andare cullandosi nell’ebbrezza dei vapori lisergici che il sound continua ad emanare in maniera cospicua.
Il disco della consacrazione? Forse, sicuramente si tratta di quello più completo e maturo nell’ambito di una discografia che già da prima occupava un posto di rilievo all’interno della scena metal: diciamo piuttosto che i Doomraiser costituiscono ormai da diversi anni uno dei punti di riferimento per tutti gli appassionati di doom e che la qualità di un lavoro come Reverse potrebbe stupire solo chi (colpevolmente) non li ha mai sentiti nominare prima.

Tracklist:
1. Addiction
2. Mirror of Pain
3. Ascension: 6 to 7
4. Apophis
5. In Winter
6. Dio inverso (Reverse)

Line-up:
Cynar – voce
Montagna – chitarra
Serpico – chitarra
BJ – basso
Pinna – batteria

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