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Recensione : Difleger – Dreamcatcher

Sembra davvero che Difleger abbia il potere di tenere imprigionati gli incubi e di restituirceli sotto forma di rumore e musica.

Da Minsk arriva Anton Yeroma, polistrumentista che vive dentro ai suoi e ai nostri incubi.
Difleger è la sua personale bestia, che si aggira da qualche tempo fra le nebbie delle coscienze.
La proposta musicale viaggia fra ambient, metal e post metal, ma porta le stimmate del male e della paranoia.
Dreamcatcher è un lungo sogno-incubo-reminiscenza, dove tutto si confonde, le luci sono sfocate e la superficie molto lontana. Questo ragazzo bielorusso riesce a costruire delle canzoni molto interessanti e ad usare molte sfumature, creando qualcosa di molto originale.
Qui non c’è soltanto del dark ambient, o del drone che incontra il metal, ma vi è una totale compenetrazione fra musica e messaggio, vi sono poche parole e tanti suoni, tante diversità presenti nel campo sonoro.
Questo disco è davvero particolare, essendo vicino a AmenRa, Rosetta et similia, però è qualcosa di molto diverso ed alieno.
Ecco, alieno è l’aggettivo più corretto che mi viene in mente. Sembra davvero che Difleger abbia il potere di tenere imprigionati gli incubi e di restituirceli sotto forma di rumore e musica.
Disponibile da aprile in 300 copie in cd.

Tracklist:
1. Sinking ship
2. Mind extract
3. The words
4. A fallen bird
5. Swag
6. Rat race
7. Light where i live
8. Glacier
9. Walhall

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