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Recensione : Dead Cat In A Bag – Late For A Song

Un ottimo disco incentrato su murder ballad e folk funereo.

Dead Cat In A Bag – Late For A Song

I piemontesi Dead Cat In A Bag (Luca Swanza Andriolo, Andrea Bertola, David Proietto, Scardanelli, Roberto Abis), passati tre anni dal loro ultimo “Lost Bags”, si ripresentano, sempre per Viceversa Records, con i quindici brani di Late For A Song. Il disco, portando avanti il discorso iniziato col precedente lavoro, ci regala circa cinquanta minuti di folk nero e polveroso che pescano a piene mani dalla tradizione (Tom Waits, Nick Cave, Mark Lanegan, ecc…).

Il lugubre aprire di Not Even More, tra campane a morto, aride note di banjo e chitarre elettriche a delineare il paesaggio, introduce il cantato tetro e sofferto di Nothing Sacred (ritmi lenti, atmosfere sempre pronte ad infiammarsi, chitarra a generare leggeri strati di tensione) e il dannato sfrecciare, fra ruggine e zolfo di Ravens At My Window. La strumentale Za Posno Na Piosenk, triste e sconsolata, scorre fra note di violino e chitarra, aprendo all’impercettibile muoversi di Silence Is Not Pure (squarciata da calde note nella parte conclusiva) e alla pacata e sofferta rivisitazione di The House Of The Rising Sun. Unanswered Letters, in settima posizione, tra tempi dilatati, voce arresa e colpi di vibrafono a segnare i confini del sentiero, si dissolve nelle note di fisarmonica della successiva Trop Tard Por Une Chanson, mentre Old Shirt, tra arpeggi e violino, si trasforma in uno sghembo danzare di fantasmi, prima di mutare nel ritmato correre dell’ubriaca e assassina Wanderer’s Curse. Once At Least, infine, tra lamiere e melodie che fanno venire in mente dei Calexico arresi, lascia che a proseguire siano il sussurrare (costellato di echi noise/industrial) di Just Like Asbestos, il folk/punk à la Gogol Bordello di It’s A Pity, l’emotività zigana di Tarde e il lento conquistare della conclusiva All Those Things (a cui segue una strumentale ghost track).

I quindici brani dei Dead Cat In A Bag, polverosi, dannati e sofferti, si susseguono uno dopo l’altro dandosi manforte fra di loro. Il risultato è un lavoro compatto (forse un po’ troppo lungo -la parte conclusiva sembra mordere meno) e caratterizzato da una personalità forte. I riferimenti sono palesi (Nick Cave, Tom Waits, Calexico, Mark Lanegan, Gogol Bordello), ma il come vengono declinati incuriosisce e tiene lontano il fantasma della “troppa somiglianza”. Un ottimo disco incentrato su murder ballad e folk funereo.

Tracklist:
01. Not Even More
02. Nothing Sacred
03. Ravens At My Window
04. Za Pozno Na Piosenk
05. Silence Is Not Pure
06. The House Of The Rising Sun
07. Unanswered Letters
08. Trop Tard Pour Une Chanson
09. Old Shirt
10. Wanderer’s Course
11. Once At Least
12. Just like Asbestos
13. It’s A Pity
14. Tarde
15. All Those Things

Line-up:
Luca Swanz Andriolo
Andrea Bertola
David Proietto
Scardanelli
Roberto Abis

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