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Recensione : Daylight Misery – The Great Absence

I Daylight Misery con "The Great Absence" reclamano a gran voce un posto di rilievo in una scena ben più ampia di quella ellenica.

Daylight Misery – The Great Absence

Già con il disco d’esordio “Depressive Icons”, i Daylight Misery avevano mostrato un grande potenziale e con questo The Great Absence tengono pienamente fede alle aspettative createsi .

La band greca propone un sound che non è certo rivoluzionario ma che, attingendo soprattutto a realtà ben note nella penisola ellenica come Rotting Christ e Nightfall, oltre ai naturali riferimenti ai Paradise Lost, si pone all’attenzione dell’ascoltatore dopo pochi passaggi, grazie a una scrittura incisiva e priva di troppi fronzoli.
Non c’è un solo brano di questo disco, infatti, che si riveli superfluo o irrilevante ai fini del risultato finale: The Great Absence è un viaggio di rara piacevolezza che si snoda fra tracce impostate su uno standard medio di durata tra i quattro e i cinque minuti e normalmente incentrate sulla canonica struttura strofa- ritornello che, per quanto possa apparire scontata, in questo caso si rivela assolutamente vincente.
Si è detto dei punti di riferimento che sono innegabili per i ragazzi ateniesi: se la vicinanza degli immensi Rotting Christ è rilevabile nella comune capacità di lanciarsi in stupefacenti crescendo dal sapore epico, dai Nightfall è stato assorbito il grande gusto per la melodia e forse, tra tutte, questa è la band che è più ragionevolmente accostabile ai Daylight Misery; non è un caso se, nel precedente lavoro, il singolo “Meadows of Desire” vedeva come ospite alla voce proprio Efthimis Karadimas e , per certi versi, mi duole dire che in questo caso specifico gli allievi hanno superato i maestri, attestati sempre su buoni livelli ma incapaci di ritrovare l’ispirazione di un disco come “I Am Jesus”.
Dei Paradise Lost è superfluo parlare, visto che chiunque si cimenti in questo genere deve tutto alla band di Halifax, ed è pressoché impossibile fare i conti senza di loro.
Detto questo, che non si pensi ai Daylight Misery come dei buoni artigiani capaci di assemblare senza particolari meriti un puzzle sonoro composto di parti diverse, per quanto nobili: il quartetto ellenico possiede un proprio stile ben definito e, soprattutto, ha canzoni in grado di restare impresse a lungo nella memoria dell’ascoltatore, come accade con Erynnis Funeralis, una perla nella quale non capita di imbattersi frequentemente, ma lo stesso si può dire per l’altrettanto intensa Thliveros Cheimonas (Sorrowful Winter), cantata in lingua madre, e per Futile Salvation, dal malinconico incipit di stampo doom.
Per non parlare, ancora, della micidiale Human Pollution, con le chitarre a tratteggiare atmosfere orientaleggianti, e di Silence, che per qualche attimo rievoca gli Evereve dei primi due magnifici dischi (nulla a che vedere con la loro successiva e molto meno efficace deriva dark-elettronica).
Drop Dead sarebbe potuto tranquillamente essere tra i brani di punta negli ultimi tre-quattro dischi dei Paradise Lost, mentre la conclusiva This Is How It Ends possiede un bel refrain ma è forse l’episodio meno incisivo dell’intero lavoro ed è un peccato proprio per la sua collocazione , anche perché in certi momenti appare davvero come una versione più opaca del brano precedente.
Niente di grave, se inserita nel contesto di un disco nel quale Vassilis Mazaris interpreta con la giusta convinzione tutti i brani, con una voce che è un mix ideale tra Sakis ed Efthimis, e se magari in molti frangenti può non sembrare particolarmente versatile, risulta ugualmente efficace oltre che adeguata nei rari passaggi in clean, mentre il resto della band rasenta la perfezione nella sua essenzialità.
I Daylight Misery, con The Great Absence reclamano a gran voce un posto di rilievo in una scena ben più ampia di quella ellenica, nella quale comunque, mostrano di avere tutte le carte in regola per competere alla pari con i vari Rotting Christ, Nightfall e Septicflesh.

Tracklist:
1. M For Misery
2. The Great Absence
3. Silence
4. Erynnis Funeralis
5. Season: Winter
6. Thliveros Cheimonas (Sorrowful Winter)
7. Futile Salvation
8. Human Pollution
9. Drop Dead
10. This Is How It Ends

Line-up :
Giannis Filippaios – Drums
Stamos Kordas – Guitars
Vassilis Mazaris – Vocals
Vassilis Batilas – Guitars

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