Certe band sono come certe notti nelle quali sei solo più allegro, più ingordo e coglione che puoi. Mi perdonerà certamente il Luciano nazionale – che peraltro so avido lettore di Inyoureyes – se mi sono permesso di “usarlo” per introdurre queste righe, ma con alcuni gruppi si instaura un rapporto che va ben aldilà di una semplice recensione. I Bradipi sono certamente uno fra questi.
Li seguiamo dai tempi del loro primo demo, con loro si è stabilita una relazione speciale, hanno suonato da noi, persino al matrimonio del nostro boss, ma soprattutto si è creato un sentimento umano di stima e amicizia. Ciò rende ovviamente più difficile parlare di loro con il giusto distacco, ma, il fatto che siano ormai riconosciuti come una delle surf band più importanti del mondo, renderà il mio lavoro meno gravoso.
In poche parole incensarli è cosa che fanno tutti, io lo farò con il surplus di avere la fortuna di conoscerli di persona. Ma veniamo alle canzoni di questo loro nuovo album dicendo che ce ne sono almeno due (When the Sirens Sings e Scuola di ballo al sole) che si stagliano al di sopra di tutte e lo fanno perché quando i nostri vogliono essere languidi e colpire i loro ascoltatori non conoscono rivali.
Per il resto i surfers casertani sanno quando rallentare i ritmi (Waiting) o accerelarli (50 e Slot Till Death) da par loro. Sono bravissimi ad omaggiare la vecchia scuola del genere come in Savage Season e a chiudere il disco con un pezzo del calibro di Zombie Maraja che altro non può fare se non rimandarci al loro prossimo lavoro con incrollabili garanzie .
I Bradipos IV sono diventati, con il passare degli anni, delle vere e proprie certezze senza perdere smalto e brillantezza, sembra facile, non lo è affatto.
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