Auron – Auron

Nel suo insieme Auron si rivela un ascolto piacevole per gli amanti dei suoni old school impreziositi da una discreta tecnica e tanta melodia, risultando perfetto per chi ama il metal dai suoni raffinati.

Auron – Auron

Buon esordio sulla lunga distanza per la giovane band russa Auron, con questo album omonimo uscito per l’etichetta Metal Scrap Records.

Il gruppo, fondato nel 2007 dal chitarrista Roman Lepaev e dal bassista Sergey Kirpilenko, dopo vari cambi di line up e un po’ di gavetta live in giro per l’Europa, arriva lo scorso anno al traguardo della firma con la label ucraina e, all’inizio del 2015, è pronta a scendere in campo con il debutto, un concentrato di heavy metal infarcito di ritmiche power/prog, magari poco personale ma composto da canzoni riuscite, ben suonate e melodicissime.
L’approccio al genere è più sudamericano che esteuropeo, infatti la band punta molto sia sulla chitarra heavy e sulle ritmiche prog, sia sulla sinfonia tipica dei gruppi provenienti da quella regione europea, lasciando solo a qualche solo neoclassico in Malmsteen style, le affinità con la scuola del vecchio continente.
Il resto del songwriting ricorda le metal band americane, partendo dai Dream Theather (molto bella Spring, canzone che pare uscita dalle sessions di “Image And Words”), dagli ultimi Angra, saltando nello spazio temporale che li porta agli anni ottanta e a qualche tocco più metallico (Heroes Of The Last Generation) vicino alle band della New Wave Of British Heavy Metal.
Auron è un lavoro riuscito se pensiamo che si parla di un debutto: la band non nasconde le propie influenze, anzi ne fa uso in abbondanza e la cosa personalmente non infastidisce, anche perchè i ragazzi russi fanno di tutto per piacere.
Iinfatti, si entra subito in sintonia con le canzoni, grazie a linee vocali e anthem che entrano in testa al primo ascolto (Moonlight Train), e gli assoli neoclassici non distolgono l’attenzione dalla forma canzone: l’album, colmo di melodia metallica, ne esce alla grande specialmente nei brani più sognanti come l’ottima Color Dreams.
Verso la fine del lavoro arriva come un treno la title-track, brano strumentale di sei minuti abbondanti, dove il gruppo incanala tutte le sue influenze in una tempesta di scale e ritmiche che richiamano tanto la band di John Petrucci, quanto il funambolico chitarrista svedese.
Nel suo insieme Auron si rivela così un ascolto piacevole per gli amanti dei suoni old school impreziositi da una discreta tecnica, con le melodie ad ergersi a protagoniste risultando perfetto per chi ama il metal dai suoni raffinati.

Tracklist:
1. Obsessions
2. Word and Deed
3. Spring
4. Stranger
5. Prelude in H-moll
6. Mirrors
7. Heroes of Last Generation
8. Moonlight Trail
9. Color Dreams
10. Auron
11. Герои прошлого века
12. История Странника

Line-up:
Nikolay Bogov – vocals,guitars
Roman Lepaev – guitars
Maxim Syvorotkin – bass
Arseniy Burikov – drums

AURON – Facebook

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

On Key

Related Posts

ZAKO – I

Durante una trasferta in Toscana per motivi familiari, per chi vi scrive si è presentata una splendida opportunità: quella di vedere in azione, per la prima volta dal vivo, i leggendari Fuzztones in concerto a un’oretta d’auto di distanza da dove (temporaneamente) alloggiava. Colto l’attimo,

THEE HEADCOATS – IRREGULARIS (THE GREAT HIATUS)

Neanche il tempo di recensire l’album-raccolta “Failure not success” (pubblicato col moniker Wild Billy Childish & CTMF) che arriva subito un altro Lp, nel 2023, firmato dallo stacanovista inglese Billy Childish, poliedrico menestrello di culto, che per questa release ha riesumato gli Headcoats, che tornano