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Recensione : Einar Stray Orchestra – Politricks

A mano a mano che si continua ad ascoltare questo Politricks si riesce ad apprezzare sempre di più ogni sfumatura, ogni singola emozione e sensazione, come se ogni passaggio nello stereo ci permettesse di arrivare a uno stadio successivo, ad una comprensione più completa.

Einar Stray Orchestra – Politricks

Leggendo la biografia di questo gruppo apprendo con un po’ di rammarico che hanno suonato e stanno suonando praticamente in tutta Europa, tranne che in Italia.

Sono un fenomeno in crescita che si è dedicato molto al live set; infatti il loro secondo album Politricks arriva dopo 3 anni dalla prima uscita “Chiaroscuro”.
Nel frattempo anche il nome è stato cambiato, con l’aggiunta della parola “Orchestra”, dato che Einar Stray suonava molto come un gruppo solista, mentre qui siamo davanti a un collettivo di 5 persone e gli strumenti non mancano proprio.
L’indie pop suonato da questi ragazzi norvegesi è in apparenza leggero, ma l’analisi dei testi rivela un impegno politico, una disillusione verso il mondo reale ben diverso da quello che ci viene presentato dai media e la difficoltà nel viverci e accettare certe situazioni.
Il disco suona molto trasversale, diverse sono le sfumature e le sensazioni, variegato il ritmo.
Honey inizia in modo cupo e malinconico per poi elevarsi tutto ad un tratto, come segno di reazione e tentativo di resistenza, per chiudere con sonorità post rock, a tratti noise.
Al secondo posto troviamo la titletrack, la cui overture con archi e piano la rende decisamente solenne e matura. Il violino di Pockets Full Of Holes trasmette festosità, una brezza piacevole che scompiglia i capelli, mentre Thrasymachus ci riporta a una dimensione più riflessiva.
In cantato a cappella della tragica For The Country spezza a metà il disco, Aleksander è piena di rammarico, Montreal ritorna decisamente più spensierata (al punto di pensare ai FM Belfast), Qualia presenta sfumature folk e Envelope è poetica e trionfale.
A mano a mano che si continua ad ascoltare questo Politricks si riesce ad apprezzare sempre di più ogni sfumatura, ogni singola emozione e sensazione, come se ogni passaggio nello stereo ci permettesse di arrivare a uno stadio successivo, ad una comprensione più completa.
Non fate l’errore quindi di ascoltarlo in modo frettoloso, il disco richiede tempo, ma ne vale la pena.

Tracklist :
1. Honey
2. Politricks
3. Pockets Full Of Holes
4. Thrasymachus
5. For The Country
6. Aleksander
7. Montreal
8. Qualia
9. Envelope
Line-up :
Einar Stray: voce, tastiere
Simes Aasen: basso
Lars Fremmerlid: batteria
Åsa Ree: violino
Ofelia Østrem Ossum: violoncello

EINAR STRAY – Facebook

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