Tornano a tre anni dall’album d’esordio i tedeschi Weird Fate, autori di un black metal ricco di molteplici ed interessanti spunti.
Dopo aver perso per strada il chitarrista M.R. ed il bassista Kraal, rimpiazzati rispettivamente da JS e da FH, i due superstiti della prima incarnazione della band, O.A. e N.W., paiono spingere ancor di più sul lato avanguardista e progressivo del genere, ma lo fanno cercando di non perdere mai di vista il filo conduttore dei singoli brani, specie sul versante prettamente atmosferico; se i cambi di tempo e di ritmo non mancano, questi appaiono solo di rado forzati, mentre il più delle volte il tutto avviene in maniera piuttosto fluida.
E chiaro che i Weird Fate non hanno alcuna intenzione di rendere facile la vita ai loro ascoltatori e, almeno di primo acchito, rispetto a “The Collapse of All That Has Been”, parrebbero venir meno quei passaggi evocativi che rendevano più gradevole oltreché peculiare quel lavoro
I realtà, dopo diversi ascolti Cycle Of Naught svela di volta in volta passaggi di grande spessore racchiusi all’interno di una proposta che, all’interno di ogni brano, lascia aperto più di un varco nel suo spesso rivestimento claustrofobico.
Il black metal della band tedesca si ammanta sovente di partiture vicine al post metal, tanto che, a voler essere del tutto onesti, ad apparire quasi fuori luogo sembrano più le sfuriate in blast beat che non gli eleganti e malinconici arpeggi chitarristici
Rispetto al full length d’esordio sono stati fatti dei sensibili passi in avanti sia dal punto di vista tecnico sia da quello compositivo, e la proposta appare complessa ma sufficientemente sfaccettata per stimolare l’attenzione di chi si approccia all’ascolto: l’operazione riesce benissimo nell’opener The Worthlessness of Striving, che gode di un finale magnifico, ma ognuno dei sei brani, mediamente piuttosto lunghi, racchiude passaggi di valore a fronte di rarissimi cali di tensione.
Per ora lo status dei si attesta resta su quello di una buonissima band che propone un black metal avanguardistico ed atmosferico che si colloca a metà tra la scuola teutonica e quella francese, ma la strada intrapresa dalla band sembra davvero quella giusta per giungere all’ulteriore salto di qualità in grado di svelare in maniera esaustiva tutte quelle potenzialità che, a mio avviso, non sono ancora pienamente sfruttate.
Tracklist:
1. The Worthlessness of Striving
2. Irretrievable
3. Inside the Sore
4. Foreboding
5. Of Void and Illusion
6. Cycle of Naught
Line-up:
O.A. – Drums
N.W. – Guitars, Vocals
JS – Guitars
FH – Bass