Se ai Velvet score si dedicasse soltanto un breve e disattento ascolto si potrebbe inserirli nell’ampia schiera di band incasellate nell’angusto reticolato del “post-rock”. Ma,nel caso del quartetto toscano, si tratterebbe di un comodo ed ozioso pregiudizio; per quanto mi riguarda ho infatti riscontrato nel loro sound piu’ di un accenno a sonorità tipicamente inglesi, per l’esatezza quelle che resero grandi ed indimenticabili bands quali Ride o My bloody Valantine.Certamente i Velvet score apportano a tali melodie una loro personale rivisitazione, togliendole la patina di rumorisità che le contradistingueva,e dando vita ad un loro suono coinvolgente e virtuoso. La voce sussurata del cantante ci prende per mano e ci guida negli affascinanti meandri creati da brani lunghi ed articolati,ma mai monotoni,caratterizzati da devastanti crescendo emozionali e da una malinconia che mai scade nel tedio.Fra le ampie legioni di gruppi pop tardo-adolescenziali che si ergono a fieri portabandiera del verbo “emo-core”,mi sia permesso di instillare nelle loro granitiche convinzioni un piccolo ed insignifucante dubbio:non è centinaia di volte piu’ “emozionale” un brano dei Velvet score che uno degli ultimi Jimmy eat world?