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Recensione : Vanth – Future Overdrive

"Future Overdrive" scorre via piacevolmente dal primo all’ultimo brano, proprio grazie ad un senso melodico sempre in prima linea e alla disinvoltura esibita dai Vanth nel proporre brani sempre ben memorizzabili.

Vanth – Future Overdrive

I Vanth sono una band originaria di Firenze ma che, negli ultimi tempi, ha messo parzialmente le proprie radici in quel di Göteborg e, infatti, questo loro album di debutto esce per l’etichetta svedese Shunu Records.

Future Overdrive comprende tre dei brani presenti nell’ep “Parallel Overdrive” del 2010 e, quindi, si può dire che il lavoro costituisca una summa compositiva di quanto prodotto dal gruppo in questi ultimi anni: il frutto è un synth-rock che non disdegna puntate metalliche sotto forma di riff sufficientemente robusti.
Proprio qualche giorno fa ho parlato di un duo dedito al synth-pop, gli Iris: ecco, volendo esemplificare al massimo, per rendere al meglio l’idea di quanto contenuto in quest’album, si potrebbe dire che i Vanth siano una versione rock-metal di questi ultimi, vista la comune capacità di comporre brani dall’indubbia orecchiabilità conferita dai ritmi spesso piuttosto danzerecci.
Come spesso accade, dischi di questo tipo rischiano di andarsi ad attestare in una sorta di terra di nessuno nella quale i metallari più integralisti non si spingono a causa degli influssi dance e, viceversa, le più delicate orecchie di chi apprezza act come quelli appena citati potrebbero essere irrimediabilmente disturbate dai riff piazzati da Ace e Walter.
Se così fosse sarebbe un vero peccato, visto che Future Overdrive scorre via piacevolmente dal primo all’ultimo brano, proprio grazie ad un senso melodico sempre in prima linea e alla disinvoltura esibita dai nostri nel proporre brani sempre ben memorizzabili.
Let Me Live, As a Star Dies, Divine e Under A Glass Sun sono infatti tracce brani di indubbia qualità che denotano un’abilità compositiva di prim’ordine, anche se, nel contesto, la perla che spicca è una canzone killer come Left of Memories, un potenziale hit grazie a ritmi irresistibili, con un bell’assolo di chitarra che prepara il terreno a sonorità che, quando l’elettronica va ad incontrarsi con suoni più metallici, può vagamente ricordare l’incipit di “Du Riechst So Gut” dei Rammstein, fermo restando che a livello di chorus non c’è assolutamente nessun tratto comune.
La citazione della ben nota band tedesca non è comunque casuale visto che, assieme ai Deathstars costituiscono uno degli estremi stilistici (l’altro è quello rappresentato dall’EBM) che vanno a delimitare i confini entro i quali i Vanth si muovono, mantenendo sempre un buonissimo equilibrio tra le diverse componenti.
Per gusto personale avrei preferito una voce più profonda rispetto a quella di Ace: un aspetto, questo, che contribuisce a spostare inevitabilmente l’ago della bilancia sul versante pop-rock.
Ma, al di là di ogni possible etichettatura, Future Overdrive si rivela un album decisamente gradevole e meritevole di quell’attenzione che, paradossalmente, potrebbe rischiare di non ottenere proprio per il suo attestarsi in quella “terra di mezzo” di cui si parlava in precedenza.

Tracklist:
1.Let Me Live
2.As a Star Dies
3.Move
4.Duality
5.Next2You
6.Carpe Diem
7.Closed to the World
8.Left of Memories
9.Divine
10.Under a Glass Sun

Line-up:
Ace – Vocals, Guitar
Walter – Guitar
Lou – Bass
Nyar – Drums

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