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Recensione : Valdrin – Beyond The Forest

Freschezza, tecnica, inventiva e grande gusto melodico: se queste sono le caratteristiche che cercate in una band dedita al black melodico, i Valdrin sono esattamente ciò che fa al caso vostro.

Valdrin – Beyond The Forest

Il disco d’esordio degli statunitensi Valdrin conferma una volta di più che si può ancora conporre del black metal per nulla scontato e capace di avvincere l’ascoltatore per oltre un’ora.

Il trio di Cincinati ci presenta un lavoro che veleggia con disinvoltura tra la tradizione del genere e la sua espressione più melodica e sinfonica, mantenendo un invidiabile equilibrio nel dosare e nell’amalgamare tra di loro le varie sfumature musicali.
Dopo una lunga intro, la title-track parte sparata facendo presagire per il resto del lavoro toni ben più aspri di quelli che saranno in seguito rinvenibili: ben presto infatti il brano rallenta l’andatura evidenziando passaggi tastieristici di indubbio gusto e, soprattutto, mai straripanti.
La peculiarità di quest’album è proprio la capacità di esprimere un sound in grado di catturare pur senza ricorrere a soluzioni ad effetto e a buon mercato: Beyond the Forest mantiene intatte, infatti, le sue caratteristiche di proposta dai tratti estremi anche in presenza di linee melodiche ben definite, andando ad avvicinare, non tanto a livello prettamente stilistico quanto per la freschezza che li contraddistingueva all’epoca dell’uscita, i primi lavori dei Dimmu Borgir e dei Children Of Bodom, nonché, come fatto osservare acutamente da qualcuno, dei meno “mainstream”, ma ugualmente importanti nell’economia del genere, Old Mans Child di “The Pagan Prosperity”.
I Valdrin, come detto vanno ben oltre ad una prevedibile una cascata di note prodotte da tastiere ridondanti appoggiate su monolitici blast beat e, oltre alla già citata title-track, l’album mette in mostra una serie di brani eccellenti , nei quali sono si possono rinvenire sia elementi riconducibili al melodic death sia assoli chitarristici di stampo classico, che contribuiscono a mantenere la proposta sempre appetibile in ogni frangente.
Rusalka Succubus e Through the Catacombs, dai riff nitidi e affilati sui quali si vanno ad innestare progressioni melodiche che non possono lasciare indifferenti, il flavour epico di Battles in the Medieval Sky e la magnifica Forgotten Souls, traccia che chiude l’album aprendosi senza alcuna ritrosia a sonorità classic heavy grazie a un lavoro chitarristico ineccepibile e coinvolgente, sono alcuni degli episodi migliori di un disco che si mantiene interessante in ogni suo passaggio essendo privo di filler o momenti interlocutori.
Freschezza, tecnica, inventiva e grande gusto melodico: se queste sono le caratteristiche che cercate in una band dedita al black melodico, i Valdrin sono esattamente ciò che vi serve per dissuadervi dallo sprecare tempo e denaro con gli album plastificati e privi di anima che continuano pervicacemente a sfornare le grandi band del passato.

Tracklist:
1. A Drain in the River (intro)
2. Beyond the Forest
3. Rusalka Succubus
4. Serpent Willow
5. Impaled Visions Breed Within the Vines
6. Calling to the Canidae Horde
7. Through the Catacombs
8. Come Forth
9. Darkness As Black As Evil
10. Battles in the Medieval Sky
11. In the Vortex of Time / Relinquish Flesh
12. Forgotten Souls

Line-up:
Ryan Maurmeier – Drums
Carter Hicks – Guitars, Synths, Vocals
James Lewis – Bass

VALDRIN – Facebook

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