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Recensione : This Will Destroy You – Tunnel Blanket

E' un disco veramente notevole che crediamo meriti ben più di un ascolto.

This Will Destroy You – Tunnel Blanket

Chris King, Jeremy Galindo, Donovan Jones e Alex Bhore, ovvero i This Will Destroy You, vengono dal caldo Texas, ma a ben vedere (o ascoltare) si direbbe che del caldo non gliene importi proprio niente. In testa hanno solo muri sonori, ambientazioni gelide e melodie malinconiche. Il primo album (eponimo) è uscito nel 2008 e ora, a distanza di tre anni e dopo una serie di Ep e singoli (l’ultimo è “Common Blood”, del 2010), si apprestano a pubblicare Tunnel Blanket (Monotreme Records).

Ad aprire è Little Smoke, tanto tenue ed eterea nei primi minuti quanto esplosiva e devastante nei successivi.
Colpisce dritta al cuore con la sua forza quasi inarrestabile, un muro di suono vibrante che avvolge, trascina e sconvolge completamente (e quando credi di esser arrivato all’apice, esplode ancora più forte).
Glass Realms è quiete e dolcezza; sei minuti di calma fluida e delicata, certamente venata di malinconia, ma così piacevole che non si può far altro che perdercisi dentro.
Communal Blood (già uscito come singolo alcuni mesi fa) è un secondo crescendo devastante. Lentamente (ma inesorabilmente), scorre, si gonfia e soffia via tutto, lasciando poi spazio a Reprise, una distesa algida senza limiti, come un deserto polare, bianco e apocalittico, dove tutto è immobile e silenzioso.
Killed The Lord, Left For The New World, nuovamente soffusa e quieta, si lascia andare a vibrazioni più solari, ricordando maggiormente i Sigur Ros.
Osario rimane a tema, espandendo ulteriormente gli orizzonti evocativi mentre Black Dunes (il terzo crescendo mastodontico), dannatamente espressiva e coinvolgente nel suo esplodere quasi improvviso, è descrivibile come l’essere investiti da una tempesta glaciale indomabile.
Powdered Hand, infine, conclude con la sua quiete sonora, alla deriva, su un iceberg, nell’immensità dell’oceano.

Un disco quasi totalmente strumentale (ogni tanto compaiono delle voci soffuse, nascoste sotto la coltre sonora) che stupisce e conquista completamente. L’enorme bravura di questi quattro ragazzi texani è veramente sorprendente. Nonostante provengano da climi caldi e desertici, riescono a ricreare ambienti e paesaggi assolutamente agli antipodi. Ricordano sicuramente i Sigur Ros (per quanto riguarda la vena malinconica che attraversa quasi tutte le tracce e per alcune sonorità), ma c’è anche l’insegnamento dei Goodsped You! Black Emperor e dei vicini di casa Explosions In The Sky. Si potrebbe dire che sanno di già sentito, ma non è così. La carica espressiva, la capacità compositiva e la strutturazione dei pezzi sono così efficaci e sorprendenti che, per quanto li si possa ricondurre ad altre band, comunque riescono a mantenere con forza una propria identità.

Insomma, in che altro modo possiamo dirvelo? E’ un disco veramente notevole che crediamo meriti ben più di un ascolto. Per quanto ci riguarda, Tunnel Blanket è già entrato nella top 2011.

Tracklist:
01. Little Smoke
02. Glass Realms
03. Communal Blood
04. Reprise
05. Killed The Lord, Left For The New World
06. Osario
07. Black Dunes
08. Powdered Hand

Line-up:
Chris King – guitar
Donovan Jones – bass guitar, keyboard
Jeremy Galindo – guitar
Alex Bhore – drums

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