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Recensione : The Queen Is Dead Volume 113 – Clactonian, Avmakt, Mork

Clactonian, Avmakt, Mork: Viaggio assai strano ma tutto in ambito black metal : si comincia con un black death con testi che trattano del paleolitico.

The Queen Is Dead Volume 113 – Clactonian, Avmakt, Mork

Viaggio assai strano ma tutto in ambito black metal : si comincia con un black death con testi che trattano del paleolitico, passando per un disco contemporaneo di true norwegian balck metal, per arrivare sempre in Norvegia con i Mork.

CLACTONIAN

“Dea madre” è la prima demo con tre pezzi inediti più una cover dei Von, da parte dei Clactonian, un nuovo gruppo che si sviluppa fra Italia e Finlandia, nato da un’idea di G.E.F. Già voce dei Thecondotion,  che voleva produrre un progetto black death con testi ispirati alla vita umana e non solo nel paleolitico. I tre pezzi inediti hanno un tiro Black grezzo dissonante e con molta ispirazione da parte di gruppi black anni novanta come i Barathrum e Necromantia.

Il black death dissonante dei Clactonian è perfetto per descrivere la durezza e l’estremità della vita umana nel paleolitico, e lo senza partire dai nostri canoni moderni di pace e progressismo, che andrebbero a falsare totalmente la visione di una vita davvero difficile e forse inimmaginabile. La particolare scelta sonora del gruppo italo finlandese è perfetta e si adatta benissimo a descrivere qualcosa che solo i ricercatori e gli archeologi hanno portato alla ribalta, ma che abbiamo dentro di noi in profondità, dato che nei nostri strati mentali c’è ancora qualcosa dell’umanità che visse nel paleolitico. A partire dal titolo “Dea madre” il gruppo riprende il culto matriarcale dell’epoca e  lo sviluppa a modo suo, con soluzioni sonore sempre interessanti e con un timbro musicale originale e che porta qualcosa di nuovo partendo dal suono anni novanta del genere.

I Clactonian portano un pò di scompiglio in una scena black che è un pò troppo ristagnante e che qui riceve una scossa potente. Dimostrazione sonora di come il black death riesca a descrivere benissimo tantissime cose. Molto azzeccata il rifacimento finale di “Lamb” dei Von, gruppo americano di un black molto primitivo e al contempo futuristico, proprio come quello dei Clactonian.

AVMAKT

Cosa succede se fanno musica assieme membri degli Aura Noir, Obliteration e Condor ? La risposta si chiama Avmakt e il loro debutto “Satanic inversion of…” esce per Peaceville Records.

Il loro suono è puro e magnifico black metal norvegese anni novanta, true norwegian black metal volendo. Il duo è composto da Kristian Valbo and Christoffer Bråthen, già militanti negli Aura Noir, Obliteration e Condor, mossi da una grande volontà di fare black metal vecchio stile e totalmente underground, riuscendovi pienamente.

Gli Avmakt sono riff glaciali, una ritmica incessante e pressante, voce in chiaro ma quasi in growl, canzoni di lunga durata ispirate ai Satyricon, l’arsenale al completo del black metal underground anni novanta. Il duo riesce a fare un disco molto credibile di un suono che è stato spesso imitato a sproposito, riprodotto troppe volte, mentre qui oltre ad un indubbio talento musicale c’è anche un amore totale verso quel suono, che viene rispettato e riportato al meglio.

Non è affatto facile fare canzoni di oltre cinque minuti con così pochi elementi ma gli Avmakt riescono sempre ad essere interessanti e vari pur in una formula minimale ma non limitante, ci sono poderosi cambi di tempo e bordate glaciali che sono il marchio di fabbrica del gruppo. Nati nel 2020 il gruppo norvegese attira molto presto l’attenzione dell’altrettanto norvegese Fenriz e della Peaceville Records che li include nella raccolta del 2022 “Dark Side of the Sacred Star”. “Satanic inversione of…” è un bellissimo viaggio nel ghiaccio e nel black metal underground anni novanta senza pose o stupide imitazioni, come si diceva all’epoca no poser, only true balck metal!

MORK

“Syv” per Peaceville Records è il settimo disco dei Mork, creatura musicale del norvegese Thomas Eriksen ormai arrivati al loro ventennale. Eriksen è un’entità musicale, feconda creativa e molto legata al genius loci del black metal primitivo norvegese, quello più vero e genuino. “Syv” è un disco che riparte dal black metal norvegese delle origini per spaziare e andare oltre gli esperimenti dei primi anni duemila nel genere.

Come affermato dallo stesso Eriksen il disco è quell oche possiede più varietà al suo interno rispetto ai precedenti, e ascoltandolo si percepisce chiaramente come ci siano svariate direzioni intraprese nel disco, rappresentate tutte molto bene da un pezzo come “Til Syvende og sist”, bellissima cavalcata metal con molti intarsi neoclassici. Nel corso del lavoro si va ben oltre la concezione classica del black metal, e si entra direttamente nel mondo musicale e non solo di Eriksen, deus ex machina del gruppo. Ci sono tantissime sfumature in “Syv”, e il minimo comune denominatore è la Norvegia e la sua anima profonda, che non è solo black metal, ma che quest’ultimo ha fatto riaffiorare prepotentemente.

Ci sono momenti di furia cavalcando le foreste, ma anche molto momenti di riflessione e di commozione come nella finale “Omme”, un suggello esoterico al disco, un finale bellissimo. Come molti dischi black metal di caratura superiore “Syv” parte da esso ma non vi muore dentro, si alza verso il cielo per portare altro con sè, ed è un lavoro notevole, vario ed unico, nato grazie allo straripante ego musicale di Eriksen.

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