Per quanto concerne i Lemon Twigs un dubbio mi assale: che siano l’ascolto perfetto per quella fetta di ascoltatori indie oriented che tanto detesto.
Le caratteristiche ci sarebbero tutte; i fratelli D’Addario hanno infatti l’immagine giusta, i suoni perfetti e le canzoni adatte per piacere a tutti “gli alternativi” che vivono in realtà alternativamente fighette e che parlano di cinema e di letteratura facendo venire a quelli come me (ancora più) voglia di Lino Banfi e Lanciostory, ma tutta la vita.
Un tempo la mia attitudine oltranzista mi avrebbe portato a non considerare in alcun modo una band al cui pubblico d’orientamento non volevo (mai!) essere associato, ma oggi l’età mi consente di fregarmene bellamente e pensare che se qualcosa mi piace, non mi turberà condividerla, mio malgrado, con quell’intellighenzia che tanto detesto. E i Lemon Twigs mi piacciono, mi piacciono parecchio.
Le loro canzoni pop suonano davvero perfette, costruite con una sapienza che a tratti lascia stupefatti.
I numi tutelari sono quelli che ci si può aspettare i questi casi: i Big Star (My Golden Years), i Beatles (They Don’t Know To Fall In Place e Church Bells), i Beach Boys (In The Eyes Of The Girl), gli Xtc (How Can I Lover Her More?) con, a chiudere, un pezzo sorprendentemente glam qual è Rock On, ma dentro ai brani di questo duo c’è molto d’altro: i Byrds, gli Zombies, i Turtles, qualcosa dei Love e un po’ della psychedelia più occhieggiante a suoni morbidi e flessuosi.
Invecchiare ha quindi i suoi vantaggi: potersi prendere la libertà di contraddirsi, di tradirsi e di dire le cose come stanno. Ad esempio che A Dream Is All We Know dei The Lemon Twigs, sia un gioiellino. Nonostante le maiuscole.
The Lemon Twigs – A Dream Is All We Know
Il Santo
Luca, conosciuto come Il Santo, è un appassionato di musica, lettura e calcio. Il suo soprannome non deriva da motivi religiosi, ma è ispirato al personaggio Simon Templar interpretato da Roger Moore in una famosa serie televisiva. Gli piace ascoltare musica di ogni genere, dal rock al pop, e pensare con la propria testa. Apprezza sia l'aspetto sublime che quello terrificante della vita. Per quasi dieci anni ha gestito il miglior negozio di dischi della Liguria, "Distorsioni" a Varazze, che ha supportato la scena musicale underground. Partecipa al podcast "In Your Eyes" dove condivide le sue idee in modo schietto e sincero.
Questi due pezzi dei Mooon non fanno che rinsaldare l’ampia credibilità costruitasi negli anni e che fa di loro una delle formazioni più credibili nel rinverdire i fasti del dutch beat.
Nati a Vancouver, Canada, nel 2014, i Bad Beats hanno dato vita a una propria interpretazione infuocata del garage rock degli anni ’60, con tre LP pubblicati dall’etichetta tedesca Soundflat Records che mettono in mostra il loro sound.
Muck and the Mires hanno avvistato terra, seguiteli nella loro fantastica avventura perché il tesoro che celano dentro i loro pezzi è davvero scintillante e prezioso.
I Los Texao fanno rivivere, con grande maestria, un periodo davvero aureo della storia della nostra musica e, per quanto mi riguarda, è bellissimo perdersi in questo incantesimo.