Il duo composto da J.D. Jackson e Bert Switzer, assembla in “Russian Roulette”, otto songs più due bonus tracks che fanno più che un disco, una sorta di revival di quello che fu il lato più strambo e di attitudine del Punk ’77.Un lavoro decisamente controcorrente ed anacronistico, dove il gruppo si cimenta in canzoni scritte principalmente tra il 2003 e il 2005, ad eccezione di A window, targata 1977.La differenza non si avverte e se da un lato ciò è sinonimo di coerenza e di integrità di intenti, dall’ altro diviene una statica presa di posizione conservatrice.E’ già, perchè se vent’ anni orsono questo cd sarebbe stato un cd di rottura e contemporaneo, ora suona un po’ come una romantica declamazione di qualcosa che non c’è più.E se è anche vero che The Destroyed se lo possono pure permettere anagraficamente, e soprattutto perchè loro c’ erano, l’ evolversi di quello che fu il Punk, è odiernamente esteticamente risoluto ad anni luce di distanza.Bisogna comunque sottolineare la stoicità e la storicità dei brani quì proposti, che è senza dubbio di oggettivo valore e che le composizione suonano nonostante tutto sincere.Ma non si può prendere in considerazione positivamente questo album solo per nostalgia.