Un esordio più che positivo per un gruppo che continua una tradizione importante in Italia, quel grindcore che parla a cuori e menti che hanno abbandonato da tempo il retto sentiero.
Esordio discografico per i Terramorta, gruppo grindcore metal con un tiro esagerato, un qualcosa che ti si attacca addosso come una sanguisuga e non ti molla fino alla fine. “Intifada” è il loro primo lavoro per Z.A.S Autoproduzioni Records, undici tracce che picchiano, stritolano e riflettono disperatamente i tempi che stiamo vivendo.
I Terramorta sono composti da musicisti che hanno sempre vissuto il sotterraneo musicale estremo, e sono arrivati a questo punto con consapevolezza e passione, e questo disco mostra cosa voglia dire mettere il sangue e la sofferenza in musica senza addolcire nulla. Il formato musicale è un grindcore dalle forti radici thrash e c’è anche tanto hardcore metal, il tutto cantato in italiano che rende benissimo.
I Terramorta hanno quell’incedere incessante ed impetuoso, quegli stacchi ben marcati in un crescendo che in tutte le tracce porta l’ascoltatore a muovere la testa senza posa. Il tiro del gruppo ricorda quel grind italiano dalle forte tinte politiche degli anni novanta e primi duemila che ci regalò tante gioie e che portò anche alla nascita di questa webzine, tutto ciò detto senza alcuna nostalgia. Non ha senso ricordare quel tempo andato se ci sono ancora dischi come questo che scalciano con violenza e che ci portano in quella zona dove capiamo come va il mondo, spezzando il velo che ci avvolge ogni giorno.
Ogni traccia è un vortice che attira a sé, con quel fascino che ha il grindcore fatto bene, con un cantato che si può comprendere perfettamente, con testi che trattano della natura umana e di quelle schifezze che facciamo per vivere, o meglio sopravvivere.
I Terramorta non sono il solito gruppo grindcore che spinge sull’acceleratore e basta, ma sono invece un agglomerato consapevole di suoni violenti e pensanti, con molti momenti di aperto entusiasmo. Un esordio più che positivo per un gruppo che continua una tradizione importante in Italia, quel grindcore che parla a cuori e menti che hanno abbandonato da tempo il retto sentiero.
Un pezzo su tutti gli altri che sono ottimi, “Sonnambulismo Dharavi”, devastante e speciale come tutto il disco.