iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Terracide – Existence Asunder

I Terracide confezionano un album ottimo per chi non disdegna sonorità in bilico tra suoni classici e il death melodico di scuola scandinava.

Terracide – Existence Asunder

Provengono dagli States, Washington DC, i Terracide, autentica mosca bianca, in una scena che ormai lascia poco spazio ai suoni europei come quella delle metropoli americane, in quanto autori di una proposta a base di death metal melodico dalle chiare influenze scandinave e con un occhio ai riff di scuola maideniana.

Attivi dal 2013 con un Ep di esordio dal titolo “Primordium”, i quattro musicisti americani confezionano un album ottimo per chi non disdegna tali sonorità, sempre in bilico tra suoni classici e il death melodico di primi In Flames, Dark Tranquillity e compagnia scandinava.
Le due asce, vere protagoniste dell’album, si scontrano in una sorta di gara per il riff più riuscito ed inevitabilmente tutto il lavoro se ne giova, ricco com’è di spunti metallici; la sezione ritmica da par suo non molla di un centimetro la presa, passando da devastanti blast beat a ritmi più studiati, suffragando complessivamente la sensazione di un’ottima amalgama fra tutte le sue le parti, anche se la band è assieme solo dallo scorso anno.
Dieci brani che vi riconcilieranno con il genere, dall’ottimo impatto e ricchi di momenti nei quali ritmiche indiavolate sostengono solos classici con assoluta naturalezza, cominciando dallo stupendo brano di apertura, Mirrorborn, e dalla doppietta Halo Delusion / The Forge of Empty Souls.
L’unico appunto che si può fare è l’utilizzo di una voce pulita non in linea con i dettami dell’album, forzata e usata come nel moderno metalcore e, a mio parere, troppo moderna in un lavoro che profuma di metal classico pur racchiuso in meandri death.
Arriva comunque puntuale il tipico brano capace di lasciare a bocca aperta, When Roses Bleed, nel quale due minuti sognanti di piano e chitarra acustica si trasformano in un devastante pezzo di metallo tra In Flames e Children Of Bodom, sotto l’ala protettrice della vergine di ferro; una song da standing ovation, roba che, se tutto l’album si fosse mosso su questi territori con la band in un tale stato di grazia, saremmo arrivati ad un bel 10/10 come voto definitivo.
Per finire cori power in Installation 04 (September 2552), mentre una bordata death metal risultano i due minuti e mezzo di Stars Align; Terracide chiude le danze tornando su strade più melodiche, sempre sotto l’ombra delle band cardine del genere, In Flames e Dark Tranquillity.
In definitiva un buon lavoro per la band americana, assolutamente meritevole della vostra attenzione; dal canto nostro ne seguiremo i prossimi passi e vi terremo aggiornati.

Tracklist:
1. Mirrorborn
2. Existence Asunder
3. Your Heaven’s Falling
4. Feed the Flame
5. Halo Delusion
6. The Forge of Empty Souls
7. When Roses Bleed
8. Installation 04 (September 2552)
9. Stars Align
10. Terracide

Line-up:
Wayne Courtright – Bass
Mike Lumer – Drums
Josh Winn – Guitars
Daniel Tidwell – Guitars

TERRACIDE – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Kensington – Control

La band capitanata da Casper Starreveld ha creato un album che ha il destino già scritto prima di arrivare all’orecchio dei fans, una raccolta di canzoni pregna di atmosfere melanconicamente melodiche, con più di un riferimento al rock alternativo degli ultimi vent’anni, molto britannico concettualmente, ma assolutamente già sentito sui canali e radio specializzate in musica e cultura indie.

The Pier – The Pier

Per gli amanti del genere un album da ascoltare a più riprese, ed una band da seguire visto l’enorme potenziale artistico.

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti australiani incorporano in un’unica opera quella che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta