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Recensione : Swallow My Pride – Cleo

Un caleidoscopio di umori e suoni che, partendo da una forte impronta grunge/alternative, porta a viaggiare senza meta all’interno degli anni novanta, nel meglio che il rock ha regalato in quel decennio.

Swallow My Pride – Cleo

Un basso pulsante, colpevole di far soffrire le casse del mio stereo, ed una voce eterea accompagnano l’entrata di una chitarra dall’incipit drammatico, dopo di che il tutto si trasforma in un ritmo hard sincopato che ricorda i migliori Tool: benvenuti nel mondo degli Swallow My Pride e del loro bellissimo Cleo.

La band di origine sarda è di fatto un duo: Elias Capra (chitarra, basso, voce) e Keko Magrini (batteria e percussioni) hanno intrapreso quest’avventura nel 2013 e nel loro album d’esordio si sono fatti aiutare da musicisti della scena isolana tra i quali Joe Perrino (The Mellowtones, Elefante Bianco), che canta su due brani dell’album.
Cleo sta per Cleopatra, la perturbazione che colpì l’isola lo scorso novembre causando un’alluvione devastante, così come devastante è la musica dei nostri, un caleidoscopio di umori e suoni che, partendo da una forte impronta grunge/alternative, porta a viaggiare senza meta all’interno degli anni novanta, nel meglio che il rock ha regalato in qel decennio.
Dal genere conosciuto come grunge il duo attinge dalle band che possedevano una forte connotazione punk, Nirvana in testa (attenzione però, si parla di quelli di “Bleach”, quando non erano ancora stati sopraffatti dal music biz’) contaminando il tutto di elettricità e dissonanze che portano ai grandi Sonic Youth, con neanche troppo velati richiami a chi, atraverso dischi geniali, ha costruito la propria fama, come Primus e Tool.
Infatti, la prima parte dell’album è composta da una manciata di canzoni (Lake’ Sound, Red, Rivality, Strangers, Television) nelle quali la band, con innata personalità, accompagna i suoni e l’attitudine delle band citate nel nuovo millennio con una freschezza invidiabile.
Dalla stupenda title-track in poi entra in scena uno spirito stoner che dilata i suoni e rende la seconda metà del lavoro un piccolo capolavoro di rock settantiano, originale nel conservare intatta l’impronta alternative (Sardinian Cookie, una fantomatica jam tra i Primus e i Kyuss), e che vede nelle fantastiche Oceans e Immigrants il suo apice qualitativo.
Non fatevi ingannare dalle troppe sfumature citate, l’album va ascoltato più volte per non perdere nessun dettaglio ma, per merito di un songwriting ispiratissimo, verrete sopraffatti dal gran talento del duo sardo che per il proprio esordio ha esibito un lotto di brani da antologia.
In questo genere era da molto tempo che non si ascoltava un disco così avvincente, bravi quindi i Swallow My Pride nel far rivivere sonorità sempre affascinati ed attuali seppur provenienti dal secolo scorso.

Track list:
1. Lake’ Sound
2. Red
3. Rivality
4. Strangers
5. Television
6. Cleo
7. Oceans
8. Immigrants
9. Sardinian cookie
10. Puzzle
11. One

Line-up:
Elias Capra – Guitars, Bass, Vocals
Keko Magrini – Drums, Percussion

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