iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Sushi Rain – Breathless

Con “Breathless” i Sushi Rain ci invitano a riscoprire le sonorità che resero celebri, a cavallo tra gli ’80 e i ’90, band come Living Colour ed Extreme.

Sushi Rain – Breathless

Il funk metal, così denominato all’epoca in quanto fondeva le ritmiche del funky con l’impatto sonoro tipico dell’heavy metal, visse in quegli anni il suo culmine di popolarità grazie anche ad altri nomi di rilievo quali i Primus , i Fishbone ed i primi Red Hot Chili Peppers; l’attuale successo planetario raggiunto da questi ultimi non deve trarre in inganno dato che è arrivato proprio quando il loro sound ha perso le connotazioni innovative degli esordi per approdare ad un più commerciale rock radiofonico.

Oggi alcune tra quelle band sono ancora sulla scena o sono tornate alla ribalta dopo anni di silenzio (Living Colour e Primus su tutte) continuando a produrre lavori di ottimo livello, contraddistinti come da copione dall’elevata abilità tecnica dei musicisti.
Nonostante l’attenzione del pubblico si sia spostata su altre forme di crossover , i Sushi Rain se ne infischiano dei trend attuali e ci propongono, con la loro prima uscita ufficiale, un intrigante di mix di funk, metal ed hard rock.
La band toscana nasce nel 2002 con il monicker Valentine e produce il suo primo lavoro, il demo autoprodotto “Loading”, nel 2005. Dopo diversi avvicendamenti in formazione ed il cambio del nome nell’attuale Sushi Rain , viene finalmente dato alle stampe Breathless, disco che racchiude al suo interno le influenze e le esperienze maturate nel corso di quasi un decennio di intensa attività live sui palchi del centro Italia.
Il sound trae ispirazione dai grandi nomi del passato ma la band dimostra di possedere una ragguardevole varietà compositiva che raggiunge i suoi picchi qualitativi nei brani più dinamici come Something Illegal Inside My Life e Midnight Queen.
Ma anche quando la componente funk metal lascia spazio a sonorità più classiche, come nella ballad Don’t Waste More Tears o nell’elegante Big Mistake, i risultati sono sempre all’altezza della situazione, così come avviene del resto in brani come American Show e Happy For Another Night, caratterizzati dall’efficace contributo del sax.
Da ogni nota trapelano la spontaneità e l’intento palese di divertire ed intrattenere l’ascoltatore dal primo all’ultimo minuto, complice un atteggiamento scanzonato che talvolta porta il sestetto a qualche divagazione strumentale di troppo, probabilmente frutto del persistente retaggio live.
Ciò non va comunque ad inficiare questo primo lavoro attraverso il quale i Sushi Rain riescono ad incanalare efficacemente il loro estro esuberante, ponendo fin d’ora le basi per un ulteriore salto di qualità in occasione della prossima uscita, alla quale i nostri stanno già lavorando.

Tracklist:
1. Shake Your Body to the Disco Hell
2. Something Illegal Inside My Life
3. Don’t Waste More Tears
4. American Show
5. Happy for Another Night
6. Big Mistake
7. Midnight Queen
8. I Wanna Fall in Love
9. Fly
10. Chianti Wine Shred

 

 

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Treni ad Altra Velocità – Intervista con Fabio Bertino

Una conversazione con Fabio Bertino, autore in tempi recenti di due libri in cui racconta le proprie esperienze di viaggio lungo il nostro paese, percorrendo linee secondarie o utilizzando per gli spostamenti solo i più “lenti” treni regionali.

Amarok – Resilience

La cifra compositiva degli Amarok è piuttosto personale in quanto, rispetto al più canonico sludge doom, la band californiana non teme di rallentare i ritmi fino a sfiorare un’asfissia scongiurata dal mood atmosferico e melodico che pervade buona parte di un lavoro riuscito come Resilience.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

Silent Vigil – Hope and Despair

Se in passato il sound traeva principalmente linfa dall’insegnamento dei Daylight Dies, tutto sommato Hope and Despair è un album che si muove in continuità con quello stile, che qui viene ulteriormente ribadito dando alla fine l’auspicato seguito, sia pure con il nuovo moniker Silent Vigil, alla brusca archiviazione degli Woccon avvenuta dieci anni fa.