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Recensione : Sunset In The 12th House – Mozaic

Chi cerca nella musica, oltre alla tecnica, anche un cuore pulsante avulso da qualsiasi logica di tipo commerciale, dia il proprio supporto incondizionato a questi due eccezionali musicisti ed ai loro fedeli compagni di avventura.

Sunset In The 12th House – Mozaic

Sunset In The 12th House è il progetto post metal di due tra le migliori menti musicali attualmente in circolazione, stiamo parlando di Hupogrammos e Sol Faur, autori di capolavori come “Om”, prima, con i Negură Bunget, e più recentemente, del quasi omonimo album con i Dordeduh.

In questa occasione i due, aiutati dalla sezione ritmica live della loro attuale band (Mihai Moldoveanu al basso e Sergio Ponti alla batteria), regalano agli appassionati questa ennesima perla, che differisce sicuramente per atmosfere dai loro precedenti lavori, ma che si rivela del tutto all’altezza dal punto di vista qualitativo.
Il duo rumeno porta letteralmente a scuola intere legioni di autori di post e progmetal strumentale, in virtù di una capacità di scrittura superiore alla media e, sopratutto, grazie alla capacità di inserire con naturalezza passaggi sorprendentemente catchy, riuscendo così a facilitare la memorizzazione dei singoli brani .
Come detto, Mozaic è un album praticamente strumentale (la voce di Edmond Karban si può ascoltare solo nella conclusiva Rejuvenation) nel quale confluiscono suoni, umori e spunti di ogni genere, il tutto mantenendo uno standard qualitativo ed esecutivo raramente riscontrabile.
Se già l’opener Seven Insignia offre quasi un quarto d’ora da sogno, con i suoi cambi di tempo repentini, sempre finalizzati alla costruzione di una struttura melodica superiore, il vero capolavoro è Desert Eschaton, non a caso il brano in cui la vena folk acquista maggior peso, ondeggiando tra umori balcanici e mediorientali in un crescendo inarrestabile di strumenti a corde tradizionali suonati con una maestria tale da stupire anche i più scafati tra gli ascoltatori.
Se ogni tanto i Dordeduh possono fare capolino in un singolo passaggio, dimenticate comunque la band madre, almeno per quanto riguarda lo stile, ma tenetela ugualmente ben presente per l’attitudine, la convinzione e l’innata capacità di scrivere brani di rara profondità, in un caso o nell’altro.
Chi vuole continuare a praticare dell’onanismo musicale prosegua pure con gli ascolti degli attuali Dream Theater e di tutti i loro manieristi epigoni; chi, invece, oltre alla tecnica cerca anche un cuore pulsante, vivo più che mai ed avulso da qualsiasi logica di tipo commerciale, dia il proprio supporto incondizionato a questi due eccezionali musicisti ed ai loro fedeli compagni di avventura.

Tracklist:
1. Seven Insignia
2. Arctic Cascades
3. Paraphernalia of Sublimation
4. Desert’s Eschaton
5. Ethereal Consonance
6. Rejuvenation

Line-up:
Mihai Moldoveanu – Bass
Sergio Ponti – Drums
Sol Faur – Guitars, Keyboards, FX’s
Hupogrammos (Edmond Karban) – Guitars, Vocals, Keyboards, FX’s

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