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Recensione : Sudan Archives – THE BPM

Sudan Archives è una dea, ma fatta di microchip e cavi. “THE BPM” è il suo Olimpo, o il suo club, ma soprattutto uno degli album migliori dell’anno.

Sudan Archives - THE BPM

Sudan Archives è la dimostrazione che se nasci musicista non muori dimenticata. Puoi morire anche popstar, rigorosamente seppellita con il violino a fianco che la accompagna da quando, a 9 anni. Da allora, quel violino ha da allora vissuto innumerevoli vite, passando dal funk al R&B alternativo, dal pop più puro fino alla musica elettronica al centro dell’ultimo album “THE BPM”, uscito su Stones & Throw Records. Un ritorno alle origini, ai rave dell’adolescenza a Cincinnati, Ohio, per Brittney Denise Parks, in arte Sudan Archives. Sudan è la nazione da cui arrivano le sue influenze musicali, così come da tutto il continente africano, oltre che il nomignolo datole da piccola dalla madre.

Brittney si trasferisce giovanissima a Los Angeles e inizia a suonare in piccoli locali e registrare musica in autonomia. Già dai lavori più grezzi, la coppiata Brittney-violino si rivela vincente, e il suo album di debutto del 2019 “Athena” lo conferma: Sudan si trasforma in una dea scolpita nel bronzo, celestiale, altezzosa. Si ispira alla musica irlandese, a Vivaldi, al pop e al R&B per comporre musiche viscerali, come incise sulla pietra da qualche civiltà aliena venuta da chissà dove.

Tre anni dopo si reincarna, come una divinità antica, nel suo alter ego festaiolo e fuori dagli schemi Britt per il secondo LP “Natural Brown Prom Queen”, amato dalla critica e finito sul podio di diverse classifiche di fine anno. Il nuovo progetto è afrofuturismo allo stato puro: come Janelle Monae si trasformava nell’affascinante Cindy Mayweather dal 2719 in “The ArchAndroid”, Sudan diventa Gadget Girl, personaggio ibrido tecnologico che si dichiara “self-made and self contained”.

La tecnologia e la fantascienza sono nei decenni diventati un modo di scappare da una realtà crudele per la popolazione afro americana, ma Sudan ribalta quell’immagine. La fantascienza non è solo semplice strumento, diventa parte del corpo, protesi senza cui non si può vivereLe ispirazioni sono tante e tutte al posto giusto: la scena clubbing raccontata dai genitori, gli artisti africani che suonano il violino nei modi più creativi, il R&B classico degli anni 90 e le danze irlandesi. Il risultato è geniale. 52 minuti in cui tutto si districa alla perfezione nell’intrecciarsi di cavi elettrici, synth a non finire e, ovviamente, il violino, fedele compagno che si adatta ai beat veloci.

Attenzione a non confonderla con l’ennesima copia di Charli XCX: la tecnologia non è una decorazione, non è autotune, ma un plug in della musica, un linguaggio ad hoc attraverso cui comunicare. Per Charli è isteria collettiva, per Sudan è intimità, è essere costantemente connessa a quei cavi che partono dall’alto, da una qualche macchina celestiale che trasmette costantemente miliardi di dati nel suo corpo. Lei li assorbe, li metabolizza e li trasforma in musica.

Il primo flusso di dati è “DEAD”.  “Hello it’s me / Did you miss me?” è sempre lei, ma c’è qualcosa di nuovo, c’è la nuova arrivata Gadget Girl dall’altra parte dello specchio, ci sono le distorsioni del beat, c’è l’elettronica protagonista. “COME AND FIND YOU” è un afrobeat futuristico, “YEA YEA YEA” prende il sound classico del R&B e lo mette su un pezzo che strizza l’occhio alla house. In “THE NATURE OF POWER” è inserita la scheda madre dell’album, la scatola nera con tutti i dati fondamentali di “THE BPM”, quasi un richiamo primordiale a una natura che non esiste in completo cortocircuito. È quella voce maschile che fa capolino tra un ritornello, profonda e gutturale, una madre terra che risponde alla chiamata di Sudan.

Non manca un GPS incorporata alla nostra Gadget Girl, con la strada di casa sempre impostata sul club più vicino. “TYPE” è un inno da ballroom, una “Vogue” dei giorni nostri, quel lato queer di Sudan che non esita mai a mostrare. Ci sono volute sette tracce, ma in “SHE’S GOT PAIN” il violino torna protagonista, riferimento alla sua “Black Vivaldi Sonata”, contenuta in “Athena”; un capolavoro ingegneristico a metà tra classico e contemporaneo, un’illusione di realtà che si confonde nel network della mente di Gadget Girl.

L’amante di “DAVID & GOLIATH”, è forse la tecnologia? Nel brano successivo canta “I don’t want this computer love”, un paradosso rispetto all’amore romantico verso chip e hard drive con cui Sudan crea la sua musica.  Abbiamo ancora emozioni o sono solo algoritmi? È come se quei cavi collegati alla schiena di Gadget Girl stiano prendendo sempre più possesso del suo corpo, le sinapsi si trasformano in circuiti, le ossa diventano di titanio. “The BPM is the power” recita la title track: il ritmo è l’unica anima che unisce le persone, non servono cavi e schermi, tutti siamo connessi solo quando i BPM aumentano. E nel pezzo crescono a dismisura, in un climax da dancehall a velocità sempre più accelerata. 

Man mano che Sudan si trasforma in Gadget Girl perdendo la sua parte umana i ricordi e le sensazioni della pelle riaffiorano. In “LOS CINCI” ripensa all’infanzia a Cincinnati, in “NOIRE” ripercorre la sorpresa dell’innamorarsi, l’ultima volta forse prima della sostituzione del cuore con un hard disk qualunque. Il finale è estasi pura : Sudan Archives non esiste più, al suo posto Gadget Girl si prostra al suo padrone, a quel dio senza volto che porta il nome di tecnologia, e gli giura amore eterno.

“The dream world, my hometown / The real world, my playground”:è una confusione tra reale e virtuale, nel mondo ibrido in cui ora si muove la sua mente. Smette di essere semplice corpo, la carne cede e diventa interfaccia, un canale tra il mondo digitale e l’esterno, una battaglia continua tra sentimento e sistema operativo. 

Mi succede pochissime volte che un album finisca nella mia top 5 dischi dell’anno al primo ascolto, e “THE BPM” è riuscito nell’impresa: la spiritualità incontra il mondo dei club, la tecnologia finalmente non è qualcosa da cui scappare ma da cui imparare, da integrare per diventare non migliori ma completi. Prima divinità, poi ragazza al ballo, e ora chi è questa tanto celebrata Gadget Girl? Forse Brittney Parks è ascesa nuovamente in cielo, ma in un Olimpo diverso, più simile a un hard disk che a una montagna greca.

Sudan Archives – MY TYPE (Official Music Video)

Sudan Archives – THE BPM Tracklist

  1. Dead — 4:08
  2. Come and Find You — 3:50
  3. Yea Yea Yea — 3:15
  4. Touch Me — 2:10
  5. A Bug’s Life — 3:07
  6. The Nature of Power — 4:09
  7. My Type — 3:08
  8. She’s Got Pain — 3:24
  9. David & Goliath — 3:52
  10. A Computer Love — 3:51
  11. The BPM — 2:30
  12. Ms. Pac Man — 3:04
  13. Los Cinci — 1:52
  14. Noire — 5:45
  15. Heaven Knows — 4:32

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