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Recensione : Standing Ovation – The Antikythera Mechanism

Mai come questa volta il monicker di una band si rivela del tutto azzeccato, con relativa “Standing Ovation” d’obbligo.

Standing Ovation – The Antikythera Mechanism

Ho sempre pensato che, nel momento in cui si decide di formare una band, la scelta del monicker sia paradossalmente uno dei momenti in grado di determinarne le sorti future, talvolta ancor più della musica che si sarà poi in grado di proporre.

Troppo banale, troppo blasfemo, troppo bizzarro, difficilmente memorizzabile oppure comune a qualche altra decina di gruppi sparsi sul pianeta, un po’ come quando ci si trova a dover decidere uno user-name e scopriamo che anche i più astrusi sono già stati accaparrati e non viene in mente nulla di sensato; l’ultima spiaggia, quindi, è osare qualcosa di sicuro impatto ma anche dal potenziale effetto boomerang.
Così, quando si opta per un nome come Standing Ovation, i casi sono due: o si possiede una grande sicurezza dei propri mezzi o si sconfina pericolosamente nella presunzione.
Diciamo che i ragazzi di Espoo, città limitrofa ad Helsinki, si dimostrano del tutto adeguati alla loro audace scelta rivelandosi come la più piacevole sorpresa dell’anno in ambito prog metal, dalla quale però è bene che si tengano alla larga gli adoratori dell’onanismo strumentale perché all’interno di The Antikythera Mechanism troveranno “solo” grande musica, progressiva nel senso più puro e autentico del termine, ad indicare un’evoluzione costante del suono in qualsiasi direzione possibile e senza alcuna soluzione di continuità.
Come è prevedibile, un disco di tali caratteristiche impone diversi ascolti prima d’essere recepito nella sua vera essenza e va anche aggiunto che, un po’ in controtendenza rispetto alla norma, quando la maggior parte delle band spara tutte le cartucce migliori all’inizio, gli Standing Ovation riservano agli ascoltatori una seconda metà del lavoro assolutamente formidabile.
Infatti, dopo una serie di brani comunque di notevole spessore, come la delicata Travesty, dai richiami settantiani, o l’intensa Black Box, che si avvicina in diversi frangenti persino ai System Of A Down, a partire dalla caleidoscopica Hemorrage si susseguono episodi come la cadenzata I Have Superhuman Powers, ma soprattutto la vera perla del disco, quella Break The News nella quale gli Standing Ovation riescono a inanellare cinque minuti di un raro crescendo emotivo.
Un discorso a parte meritano le tre tracce finali, che danno vita al mini-concept dal quale l’album prende il titolo, dove i finlandesi forniscono un’ulteriore prova della loro maestria, non solo tecnica, ma soprattutto compositiva; già, perché in lavori di questa specie perdere la bussola tra cambi di tempo, e spesso anche di genere, è molto facile, cosi come lo è rendere il sound tremendamente farraginoso: nella fattispecie i nostri riescono in ciò che i Porcupine Tree autoreferenziali degli ultimi dischi hanno fallito, ovvero coniugare cuore e abilità esecutiva evitando di cadere nel tecnicismo fine a sé stesso.
Francamente non ritengo un azzardo paragonare l’impatto di questo disco a quello avuto dai primi lavori dei Pain Of Salvation, proprio per la capacità degli Standing Ovation di rimodellare in maniera del tutto personale una materia già manipolata da molti, non sempre con la stessa perizia.
In The Antikythera Mechanism non troviamo solo la freschezza e la sfrontatezza del giovane Daniel Gildenlow, ma talvolta persino la genialità dissonante dei System Of A Down, un accostamento suggerito anche dalla voce di Jouni Partanen che spesso ricorda quella di Tankian, e soprattutto l’elegante senso della melodia degli Spock’s Beard epoca Neal Morse (emblematici in tal senso gli ultimi due minuti del disco, con il piano di Petri Eskola ad impadronirsi della scena).
La definizione di progressive metal che è stata appiccicata agli Standing Ovation rischia di derubricarli all’ennesima sbiadita copia di Dream Theater o Symphony X prima ancora d’averne ascoltata una nota, mentre in realtà, nello specifico, si può parlare a pieno titolo di Progressive, con la “P” maiuscola e con la stessa dignità e lo stesso appeal di quello del secolo scorso, rispondendo però ai gusti e alle esigenze dei giorni nostri.
Così, tanto per chiudere il cerchio, mai come questa volta il monicker di una band si rivela del tutto azzeccato, con relativa “Standing Ovation” d’obbligo.

Tracklist:
1. Scatter
2. Escapade
3. Travesty
4. Black Box
5. Hey Ho!
6. Hemorrhage
7. I Have Superhuman Powers
8. Break the News
9. The Antikythera Mechanism Pt. 1 – Xekínima
10. The Antikythera Mechanism Pt. 2 – Eureka
11. The Antikythera Mechanism Pt. 3 – Apoptosis

Line-up :
Jouni Partanen – Vox
Johannes Kurvinen – Guitar
Antti Kukkonen – Guitar
Petri Eskola – Synths
Mikko Kymäläinen – Drums
Panu Nykänen – Bass

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