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Recensione : Slow Ab​î​mes I

Ciò che continua a colpire e a convincere nell'operato di Déhà con il marchio Slow è la sua intatta capacità di esprimere quell'incessante dolore, quella dilatata lacerazione interiore a cui riesce a dare una forma sempre credibile e priva di cali di tensione in qualsiasi attimo di ciascun album.

Déhà ritorna con il suo progetto funeral doom Slow a quattro anni dall’ultimo album intitolato VI – Dantalion; vista la prolificità del musicista belga si tratta di un lasso di tempo piuttosto lungo per qualsiasi suo progetto, ma questo fa anche capire che, probabilmente, per il rilascio di un nuovo album con questo moniker nulla sia stato lasciato al caso.

Il risultato è Ab​î​mes I, un lavoro che dal punto di vista del titolo interrompe la progressiva sequenza numerica che aveva contraddistinto i precedenti lavori nel decennio intercorrente dal 2009-2019 e che, soprattutto, è anche in qualche modo più conciso dal punto di vista della durata, visto lo sviluppo pressoché dimezzato rispetto a quanto accaduto con Dantalion.

Ma, al di là di questi dati prettamente statistici, quello che continua a colpire e a convincere nell’operato di Déhà con il marchio Slow è la sua intatta capacità di esprimere quell’incessante dolore, quella dilatata lacerazione interiore a cui riesce a dare una forma sempre credibile e priva di cali di tensione in qualsiasi attimo di ciascun album; forse, se si vuole riscontrare una piccola differenza rispetto ai precedenti lavori, qui si nota una maggiore propensione al versante atmosferico e melodico del sound, ma nulla comunque che faccia pensare a un cambio di linea deciso in un disco meraviglioso che si snoda in continuità con quanto fatto a partire dieci anni fa con III-Gaïa.

L’impatto subito stordente di Implode, le limpide linee chitarristiche di Barren, le atmosfere ariose ma struggenti di Abyss, l’insostenibile bellezza che tracima dal crescendo emotivo di Collapse sono il molto che, in estrema sintesi, si può rinvenire in Ab​î​mes I; resta solo da aggiungere che questa è l’ennesima opera superlativa regalata dal multiforme talento belga e che un funeral doom atmosferico concepito ed esibito in questa maniera rappresenta qualcosa di difficilmente è comparabile, nonché l’occasione per eventuali neofiti di recuperare l’intera discografia degli Slow e magari scoprire anche tutti gli altri innumerevoli e qualitativi progetti firmati da Déhà.

2023 – Aural Music

Slow – Ab​î​mes I

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