She’s Mad On Dancing – Normale

She's Mad On Dancing - Normale: Vagonate di psicofarmaci, psicosi, ossessioni e folletti saltellati. Così mi sento di riassumere il contenuto di quest'a...

She’s Mad On Dancing – Normale

Vagonate di psicofarmaci, psicosi, ossessioni e folletti saltellati.
Così mi sento di riassumere il contenuto di quest’album ironicamente battezzato con il titolo di “Normale”.
Tuttavia ormai ho capito che quando un disco è davvero cazzuto sotto un profilo tecnico/citazionistico l’unica è evitare preamboli e passare subito al sodo.

E allora comincio col dire che gli She’s Mad On Dancing devono avere una cultura musicale impressionante, abilmente trasposta in questo loro progetto. Leggo dal foglietto clarificatore nomi come Dillinger Escape Plan, Shellac e Melvins, tutti
superdotati della musica moderna ma scorrendo le tracce io il foglietto lo accartoccio e lo apostrofo a male parole.

I dieci anni di sperimentazioni, sessions, jams ed esperienze live hanno reso questi tre romagnoli ben superiori a moltissime band a livello MONDIALE, facendoli avvicinare a quei tre mostri sacri sopraccitati più di quanto il pubblico possa credere.

Il primo impatto da l’impressione di trovarsi di fronte a degli emuli della band di Weinman e Puciato ma poi, improvvisamente, l’atmosfera si surriscalda attraverso possenti inserti noise che rendono il tutto più sbilenco e instabile, come un elefante ubriaco sotto acidi.
passano le tracce e dopo il primo assaggio atmosferico di “L’esibizionista” (Che sa fortemente di anticipazione) il tiro si alza sempre di più, prima con “Il co-pilota”, vera prima traccia killer dell’album, poi con “L’adulatore”, segnata anche dal dannato foglietto come uno dei brani più quotati (E a ragione).
Passiamo dalla padella alla brace con uno dei pezzi che più mi ha esaltato: “Leopold Bloom”, perfetta fusione di hardcore e noise psichedelico che si ricollega a quella ormai lontana “L’esibizionista”.
Un discorso a parte merita “L’Armaiuolo”, citazione dello stupendo film “Il Castello Errante Di Howl”: la skit chiude il primo atto e inaugura il secondo ma metaforizza anche il sound trascendente e “fantasy” della band e mi rimanda anche alla considerazione fatta poco fa sull’emotività imponente e sbronza delle composizioni (Ricordate l’incedere folle del castello di Howl??).

“Il tappezziere” è un antipasto al finale, un anello più debole della catena che paventa la follia di “Io Sono Dio” una carrellata di quasi nove minuti che è il sunto del suono del trio.

Non perdero altro tempo ad assillarvi con vuote parole.
I fatti contano e i conti fanno i fattoni.

Scusate, ormai sono entrato nel tunnel dell’assurdo degli She’s Mad On Dancing.

Vi aspetto.

She's Mad On Dancing - Normale

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