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Recensione : The Tell-Tale Hearts – Nevermore: the definitive anthology

Mike Stax è un personaggio che non ha certo bisogno di tante presentazioni, per chi è avvezzo a sonorità imparentate col movimento di revival del Sixties garage rock deflagrato negli States e poi diffusosi anche in Europa ormai quattro decenni fa. Tra i protagonisti indiscussi e mentori di quel magma incandescente che ha forgiato la scena garage punk degli Eighties, il nostro – fondatore della rivista “Ugly Things” – di stanza a San Diego (California) appassionato cultore dell’universo musicale ed estetico del rock ‘n’ roll di quindici anni prima, sul finire dei Seventies decise di passare all’azione suonando coi Crawdaddys, successivamente fondando i Loons, ma, al netto di altre esperienze, dando vita soprattutto a una band che suonasse come i Pretty Things di “Get the picture?“, e ispirandosi anche a Q65, Outsiders, Rolling Stones (quelli veri, con Brian Jones) Seeds e Shadows of Knight, imbastardendo il tutto con generose dosi di lascivo rhythm ‘n’ blues. Fu così che diede forma ai Tell-Tale Hearts, con cui nel 1984 riuscì a esordire con un Lp omonimo (insieme al vocalist Ray Brandes, al chitarrista Erich Bacher, al tastierista/organista Bill Calhoun, al batterista David Klowden e, naturalmente, Stax, al basso e backing vocals) per una avventura che bruciò in fretta e si consumò nel giro di pochissimi anni (contrassegnati da una manciata di singoli ed Ep, oltre al summenzionato disco di debutto) anni dominati dall’esplosione su scala mondiale dell’hardcore punk e del macrocosmo heavy metal, anni in cui suonare in retro-bands, riproponendo un vortice underground a base di un immaginario “in bianco e nero”, organi Vox, armoniche, maracas e un abbigliamento ispirato agli anni Sessanta era considerato talmente fuori tempo massimo da suonare come “nuovo”.

Quest’anno la parabola artistica dei Tell-Tale Hearts viene recuperata e tirata a lucido in una corposa compilation assemblata dalla italianissima Teen Sound Records/Misty Lane, “Nevermore: the definitive anthology“, che vede la luce sulla benemerita label fondata e gestita da Massimo Del Pozzo. Un doppio Lp in cui sono concentrati ben ventotto brani che ripercorrono il rapido e selvaggio passaggio del combo californiano sulle scene neogarage, rievocando la veemente passione con la quale il quintetto sbranava le note e i palchi, tra infoiati latrati animaleschi, infuocati fraseggi di armonica blues, rudimentali drum kit pestati di giustezza, chitarre jungle-beat imbevute di fuzz e una perizia filologica sonica Sixties capace di rivaleggiare coi Chesterfield Kings e seconda solo agli Unclaimed.

C’è praticamente tutta l’essenza dell’ensemble in questa indispensabile raccolta: l’intero – nonché unico – full length del 1984, coi pezzi ripescati dai mix originali rimasti finora mai pubblicati, più una traccia registrata dal vivo a Los Angeles nello stesso anno, “Just in case you wonder“, riproposizione di un singolo degli Ugly Ducklings; l’Ep “The “now” sound of the Tell-Tale Hearts” del 1985 (con, in aggiunta, il rifacimento di “I get up in the morning” di Joe Meek, uscito lo stesso anno su un flexidisc della fanzine 99th floor) e, sull’ultima facciata vinilica, cinque demo live, il singolo “Too many lovers / Promise” del 1987 (dall’etichetta Kavern 7) e l’inedito “Nothin’ you can do“. Presenti i piatti forti del repertorio: la devastante “(You’re a) Dirty liar” – prima canzone “autoctona” forgiata dal duo Stax/Calhoun, l’R&B punkizzato di “Crawling back to me“, il garage rock esuberante di “Losing myself” e “She’s not what love is“, variazioni sul tema fuzzedelico (“Forever alone“) oltre, ovviamente, alle immancabili cover (omaggiati i Pretty Things con “Me needing you“, i Q65 con “From above” e “It came to me“, The Outsiders con “That’s your problem” e “Keep on tryin’“, i Downliners Sect con “Everything I’ve got to give“, ma anche episodi più oscuri come “Crackin’ up” dei Wig) il tutto reso su nastro con quintalate di energia, mentalità e attitudine.

Ascolto e acquisto di “Nevermore” sono assolutamente consigliati per chi vorrà sentire il bisogno di approfondire l’argomento Tell-Tale Hearts e, di certo, in questa esauriente compila troverà tanto materiale elettrizzante che, a quarant’anni dalla sua pubblicazione, non deve smettere di incendiare aria, anima e ormoni, e bene ha fatto la Misty Lane/Teen Sound a preservarne e tramandarne lo spirito, con la speranza che questa musica così trascinante conquisti nuovi cuori.

 

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