dal 1999

Recensione : Sceptre – Age Of Calamity

Un plauso ai ragazzi indiani che, con coraggio e tenacia, nella realtà del loro paese portano avanti un discorso di denuncia forte e d'impatto, confermando che il metal non è solo sinonimo di draghi e spade ma anche un mezzo per smuovere animi e coscienze.

Sceptre – Age Of Calamity

Provengono dall’India, precisamente da Mumbay, quella che fino al 1995 era conosciuta come Bombay, gli Sceptre, realtà thrash/death con all’attivo un mini risalente addirittura al lontano 1999 e di un full- length dal titolo “Now Or Never”, rilasciato nel 2008.

Age Of Calamity è un concept, incentrato sulla denuncia dei crimini perpetrati nei confronti delle donne che, in India, ha raggiunto livelli bestiali, arrivando fino a noi per mezzo delle tv negli ultimi anni ma che in realtà è da sempre una delle piaghe del paese.
Gli Sceptre non ci stanno, e tramite la loro musica che, a scanso di equivoci è un thrash violentissimo, accostabile al death soprattutto per l’uso del growl in molti brani del disco, e molto vicino a quello di Max Cavalera dei Soulfly, ci rivelano ogni bruttura con l’unica arma in loro possesso.
A livello di influenze nella loro musica, a parte i nomi citati, per la band indiana si può parlare di accenni al metalcore in qualche ritmica, aspetto che dona al lavoro quel tocco moderno e che la rende avvicinabile ai gruppi thrash di ultima generazione.
Buona impressione desta la ritmica indiavolata del combo, ad opera della coppia Aniket Waghmode (batteria) – Janus Sayal (basso), ed un cenno va anche al vocalist Samron Jude, capace di variare il suo cantato dal classico growl di matrice death a tonalità maggiormente thrash oriented.
La musica proposta non lascia spazio a molti assoli, ma la chitarra di Gilroy Fernandes risulta comunque precisa nel sostenere il muro sonoro che gli Sceptre hanno costruito per questo full-length.
Wrath Of God, Lake Of The Traitor, 7 Seals, Parasites (Of The State), sono gli episodi migliori di un album che, anche per la sua breve durata, si lascia ascoltare, risultando musicalmente un ulteriore passo avanti rispetto al già buono disco d’esordio.
Un plauso ai ragazzi indiani che, con coraggio e tenacia, nella realtà del loro paese, portano avanti un discorso di denuncia così forte e d’impatto, confermando che il metal non è solo sinonimo di draghi e spade ma anche un mezzo per smuovere animi e coscienze, arrivando ai giovani sotto forma di contro cultura.
Avanti così!

Tracklist:
1. Solitude
2. Age of Calamity
3. Wrath of God
4. Prophesy Deceit
5. Lake of the Traitor
6. Fatal Delay
7. 7 Seals
8. Parasites (of the State)
9. Judgement Day (End – A New Beginning)
10. Lest We Forget (bonus track)

Line-up:
Janus Sayal – Bass
Aniket Waghmode – Drums
Gilroy Fernandes – Guitars
Samron Jude – Vocals

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