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Recensione : Samsara – Charon’s Lullaby

I Samsara offrono tre quarti d'ora di death doom atmosferico di eccellente pregio; Charon's Lullaby trova il suo fulcro in due lunghe tracce lungo le quali melodie struggenti si inseguono senza soluzione di continuità, sostenute da un comparto ritmico comunque robusto.

Anche se il full length d’esordio When the Soul Leaves the Body aveva già mostrato le buone qualità dei Samsara, è innegabile che il nuovo Charon’s Lullaby rappresenti in qualche modo una piacevole sorpresa.

La band slovacca, fondata e guidata tuttora da Tibor Šimansky, regala tre quarti d’ora di death doom atmosferico di eccellente pregio; l’album trova il suo fulcro in due lunghe tracce come Charon’s Lullaby e Sleeping Beauty, lungo le quali melodie struggenti si inseguono senza soluzione di continuità, sostenute da un comparto ritmico comunque robusto.

Il leader imperversa con un pregevole lavoro chitarristico, che nei momenti solisti è stilisticamente prossimo ai Saturnus, e con un efficace growl che talvolta trova un contraltare nella voce femminile dell’ospite Simona Janovičová, protagonista assoluta nelle altre due più brevi e intimiste canzoni, Buried Love e Memories.

Detto che l’altro ospite è il ben noto Déhà, il quale offre il suo prezioso alle tastiere, resta solo da ribadire che Charon’s Lullaby è un lavoro gratificante per chiunque ami queste sonorità che pone i Samsara in una posizione di assoluto riguardo all’interno della scena europea del doom estremo.

2024 – Autoproduzione

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