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Recensione : Roundabout – Better In Than Out

Roundabout - Better In Than Out: Come potrei parlare in termini che non siano entusiastici di un gruppo che intitola un ep "maximum power-pop" ? e che fr...

Come potrei parlare in termini che non siano entusiastici di un gruppo che intitola un ep “maximum power-pop” ? e che fra i ringraziamenti cita la benemerita detour records.La musica dei Roundabout e’ pura estasi per i miei nostalgici padiglioni auricolari grande r&b di stampo tipicamente anglosassone che non disdegna aperture di inebriante power-pop, non stenterete a trovare negli undici brani proposti dalla band echi di gruppi inarrivabili quali Yardbids, Small Faces, Prisoners.Fra tutti i pezzi splendidi una nota di ulteriore merito va all’iniziale “without her” con ritmi sixties da brividi, a “get baney” dove si fa un uso a dir poco riuscito dell’organo hammond, e a “the early rise” dove sono piu’ marcate le influenze power-pop, sino a “it’s always six o’clock” degna delle pagine piu’ memorabili del pop inglese.Non rinunciate ad un viaggio affascinante sulla macchina del tempo , fate vostro questo album a tutti i costi, un disco magico per chi ha il pop nel cuore, una sventagliata rivitalizzante di splendida melodia puntellata a tratti di una malinconia mai auto-indulgente.In definitiva se non riuscte ad amare “better in than out” siete sprovvisti di cuore e di amare, siete talmente aridi da meritarvi un cd dei manowar, un libro di susanna tamaro, un film di pieraccioni o a vostra scelta un’altra peggior cosa vi venga in mente.

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