Esce per Beat Edizioni una ristampa con traduzione di Ida Omboni de I Ragni d’Oro, capitolo della saga investigativa di Nero Wolf e il suo collaboratore Archie Goodwin.
Un ragazzino bussa alla porta del grande investigatore esordendo che ha un caso: al semaforo dove lavora come lavavetri si ferma una macchina, sulla quale una ragazza gli chiede aiuto perché minacciata con una pistola dalla persona seduta al suo fianco. Memorizza la targa e gli insoliti orecchini d’oro a forma di ragno, ma gli costano caro, dato che il giorno dopo muore assassinato. La stessa auto con il quale viene investito si scopre essere già servita per uccidere un’altra persona. Infine, ad aggravare la situazione, una seconda donna si presenta al cospetto di Nero Wolf per chiedere il suo servizio e anch’essa viene ammazzata.
All’investigatore sale quasi la rabbia, non può passare il messaggio che chi gli chiede aiuto poi finisce morto, e decidere di risolvere il caso, anche se nessuno formalmente lo ha assunto.
Nessuna ragione economica nell’accettare l’enigma, quindi, ma una ragione diversa che lo anima e lo porta ad utilizzare il suo fine intelletto.
Non c’è niente da fare, Stout scrive in modo sublime, elegante, affabile: la lettura è un vero godimento, divertente grazie alla consolidata e ben descritta personalità dei personaggi principali e all’acuto ragionare e supporre del robusto appassionato di orchidee.
Un vero classico, che si pone ad un livello superiore rispetto alla maggior parte della narrativa investigativa uscita in tempi più recenti, anche se probabilmente non è il miglior Nero Wolf in senso assoluto.
Pagine: 192
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