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Recensione : Reality Grey – Define Redemption

I Reality Grey dimostrano ancora una volta di più che il death metal è un genere vivo e vegeto

Il death metal alle persone meno attente potrà sembrare un genere statico, addirittura i detrattori lo scherniscono come la parte meno nobile del già mal sopportato metal (anche nell’underground, fighetti di ogni sorta arricciano il nasino al solo nominare la parola metal), eppure ci sono molti modi di suonarlo: a partire dai gruppi scandinavi, i primi che, di fatto, negli anni novanta lo “ammorbidirono” con iniezioni di metal classico, a chi lo imbastardisce con sfuriate black in Behemoth-style, fino ad arrivare al suono moderno delle band che partendo da una base death appesantiscono il sound con bordate hardcore (metalcore), senza dimenticare la lezione death/doom, (primi My Dying Bride) e le varie sfumature symphonic/folk/prog; insomma, basterebbe fermarsi ad ascoltare per dare a Cesare quel che è di Cesare senza pregiudizi.

Introduzione dovuta, dopo aver ascoltato l’ennesimo ottimo album di genere, ancora da parte di una band italiana, che va a collocarsi tra le migliori uscite in questo inizio anno.
I Reality Grey, dalla provincia di Bari, si formano nel 2004 e dopo un demo, nel 2006 arriano all’esordio con il full-lenght “Darkest Days Are Yet To Come”, disco già di notevole spessore che valse loro la firma con l’etichetta americana Razor Ice Records, con la quale pubblicarono nel 2008 l’Ep “Day Zero”; da allora hanno incamerato concerti in compagnia, tra gli altri, di Hatesphere, Necrodeath, Deicide, fino ad arrivare all’alba di questo anno con la firma per Bakerteam Records e la relativa pubblicazione di DefineRedemption.
In questo lavoro il combo dà letteralmente spettacolo, aggredendoci con un death moderno, cangiante, per niente scontato, che rimbalza tra il versante melodico ed il metalcore lasciandoci a bocca aperta quando le chitarre di Anto e Albo macinano riff che sanno tanto di classico, melodicissimi, ispirati, e capaci di squartare il muro sonoro come fulmini su alberi già messi a dura prova dalla tempesta.
Ascension Lapse mette subito in chiaro la forza espressa dalla band seguita da Deadlock, con partenza a razzo, sezione ritmica straordinaria,doppia voce e finale in crescendo sulle ali di riff sempre eccellenti.
Tommy è vocalist dotato (il suo growl ricorda quello di Lars Goran Petrov dei geniali Entombed di Wolverine Blues), sempre sul pezzo in ogni song, ma qui, aldilà della bravura di ogni singolo musicista, il vero protagonista è il songwriting da top band, non essendoci un c’è un brano al di sotto dell’eccellenza, e il trittico finale, Burn The Sky, Hypocrisy Breeds Hatred (pezzo cadenzato da infarto) e la title-track sono gemme estreme di rara bellezza.
La produzione è perfetta e rende giustizia al sound del gruppo che in questo disco non lascia nulla al caso: Reality Grey da Bari, Warknife da Lecce …. però, la Puglia !

Tracklist:
1. Ascension Lapse
2. Deadlock
3. Rot of Nation
4. I Despise
5. Equilibrium
6. Departed Designs
7. Burn the Sky
8. Hypocrisy Breeds Hatred
9. Define Redemption

Line-up:
Alex-Bass
Tommy – Vocals
Anto – Guitars
Albo – Guitars
Claudio – Drums

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