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Recensione : Raf Briganti – Observable universe

Sembra davvero di essere in giro per l'universo sconosciuto e guardare davanti a noi l'immensità che si staglia, facendoci perdere il respiro, come davanti ad uno degli Antichi di Lovecraft, che sono poi gli essere che dominano queste lande.

Raf Briganti è uno degli animatori sonori e fomentatori ambientali dell’amata Kaczynski Editions, ( a proposito di Kaczynski, quello originale che si chiamava Theodore aka Unabomber è stato trovato recentemente morto nella sua cella all’età di 81 anni), e qui ci presenta il suo nuovo progetto chiamato “Observable Universe” in uscita a luglio per l’inglese Destination Zero Label. Per comprendere a fondo il lavoro di Raf dovrete rivolgere il vostro sguardo e soprattutto la vostra anima al cielo, verso quelle stelle che stanno sopra di noi e che ci hanno sempre attratto irresistibilmente e che alcuni dicono potrebbero essere la nostra casa.

L’opera è ambientata in un futuro dove la scienza ha scoperto il modo di permettere agli astronauti di viaggiare per lunghissimo tempo all’interno delle loro navicelle, studiandone le reazioni. Un astronauta viene scelto per tentare la missione suprema, ovvero viaggiare per tutto l’universo osservabile, scoprendone i lati più nascosti. Questa l’importante premessa del disco, intorno alla quale si sviluppa tutto. Un uomo solo con alle spalle la migliore tecnologia umana per andare vedere cosa c’è davvero oltre. Da queste premesse parte il viaggio musicale che ci porta a spasso per l’universo. Raf Briganti usa l’elettronica ambient e non solo per rendere un affresco spaziale di rara profondità e varietà.  Il musicista toscano riesce in una scommessa assai difficile, ovvero rendere in musica un universo intero ed anche oltre.

Quattordici tracce di elettronica bellissima e terribile, Briganti usa tutte i codici a sua disposizione e li sviluppa molto bene : c’è lo stupore, la paura, l’orrore quasi come la dolcezza, la consapevolezza di far parte di qualcosa di così più grande che mette un senso di calma contemplarlo. Inoltre campiona anche un discorso di Elon Musk per il lancio di Space X, che ci piaccia o no, è improntante per il nostro futuro, perché in qualche maniera stiamo tornando a guardare le stelle. L’elettronica qui si ammanta della sua veste migliore, è totale e sgorga come il buio nell’intero universo, penetra e fa comprendere più di tanta scienza, perché Raf usa tutta la sua saggezza elettronica per portarci nell’universo ascoltabile.

Ci sono tantissimi sottogeneri, che vengono usati e sviscerati fin nei loro meandri più reconditi per essere usati allo scopo di raccontare una storia incredibile, esplorando ciò che sta dietro e dentro di noi, perché così in alto. così in basso, i nostri antenati lo sapevano molto bene.

Il disco è un po’ una Commedia spaziale, un viaggio nel viaggio, una ricerca sonora imponente ed importante come raramente ce ne sono state in Italia. Raf nei suoi lavori precedenti aveva già fatto ascoltare ottime cose, con un piglio elettronico decisamente diverso e bel al di sopra della media, qui si supera e va a comporre quella opus magna da tanti ricercata e raggiunta da pochi. Delicatezza, potenza, poesia, sussurri e bassi pulsanti, il catalogo di suoni ed emozioni è pressoché infinito, l’astronave avanza e la musica con essa, non in un crescendo ma in un continuum spazio temporale completamente slegato dalla realtà.

Un lavoro, sembra scontato da dire ma a volte la cosa più semplice è vera, da ascoltare con le cuffie, di notte e guardando le stelle, spingendosi più in là come ha fatto Raf, oltre il comodo ambient, oltre la techno facile e a presa immediata, oltre, ancora oltre, senza tempo, solo ritmo.

 

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