iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Pursuing The End – Symmetry Of Scorn

I parmensi Pursuing The End arrivano al disco d’esordio imprimendo una decisa svolta stilistica alla propria ancora fresca carriera.

Pursuing The End – Symmetry Of Scorn

Infatti, se l’Ep d’esordio “Dawn Of Expiation” (con una line-up avente in comune con l’attuale solo il cantante Giacomo Benamati ed il tastierista Stefano Bottarelli) mostrava una band alle prese con un gothic sinfonico piuttosto tradizionale, dall’usuale alternanza tra voce maschile e femminile e le meno consuete, invece, tematiche di ispirazione cristiana, questo primo full-length sposta decisamente la barra verso lidi metalcore e ciò, inevitabilmente, finirà per dividere gli estimatori della prima ora.
Tutto sommato, la decisione di svincolarsi da un genere musicale particolarmente inflazionato potrebbe essere anche apprezzabile, se non fosse che l’approdo prescelto è verso territori altrettanto affollati.
Indubbiamente i Pursuing The End provano in maniera lodevole a non omologarsi eccessivamente agli stilemi di un genere musicale per sua natura piuttosto schematico quale il metalcore, e lo fanno mantenendo, pur se in maniera evidentemente ridotta, le sfumature gotico-sinfoniche che ne avevano caratterizzato i primi passi.
Il risultato finale è contraddittorio, nel senso che a fronte di diversi brani dall’ottima resa ne troviamo altri che mostrano un’amalgama non ancora del tutto definita delle due anime; va detto che fino almeno ad In Vain, il disco si rivela decisamente di buon livello, grazie a brani intensi, grintosi e dotati di pregevoli melodie (esemplari in tal senso Cage Of Hypocrisy e l’opener The Last Truth), mentre la formula tende a mostrare un po’ la corda nella fase discendente del lavoro , dove la ripetitività degli schemi ed un certo calo di ispirazione inficiano parzialmente la resa complessiva del lavoro.
Ben suonato e perfettamente prodotto, Symmetry Of Scorn mostra tutti i pregi ed i difetti che sono insiti in un percorso musicale di questo tipo: il sound moderno e dalle ritmiche oggettivamente impressionanti talvolta però fornisce la sensazione d’essere un po’ forzato, come se non fosse stato ancora del tutto assimilato nel DNA della band.
Lungi dal far gridare al miracolo, questo esordio si rivela comunque apprezzabile e al termine dell’ascolto gli aspetti positivi prevalgono di gran lunga sulle perplessità, anche perché rispetto al precedente lavoro i progressi compiuti dal punto di vista tecnico-esecutivo sono piuttosto evidenti; è probabile ed auspicabile che, focalizzando ancora meglio la nuova direzione stilistica intrapresa, i Pursuing The End possano riuscire con il prossimo lavoro a farsi largo tra la nutrita ed agguerrita concorrenza.

Tracklist:
01. The Last Truth
02. Something Remains
03. Cage Of Hypocrisy
04. From The Ashes
05. In Vain
06. Merciful Vengeance
07. Human Revulsion
08. Out Of Control
09. Symmetry Of Scorn
10. Changes

Line-up :
Giacomo Benamati – Vocals
Chiara Manese – Vocals
Davide Rinaldi – Guitars, Lead Guitars
Thomas Pipitone – Guitars
Luca Cocconi – Bass
Gregorio Ferrarese – Drums
Stefano Bottarelli – Keyboards,

PURSUING THE END – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

My Dying Bride – A Mortal Binding

A Mortal Binding è un lavoro tutt’altro che scontato e superfluo e testimonia quanto una band come i My Dying Bride che, piaccia o meno, ha fatto la storia, abbia tutto il diritto di continuare a riproporre con grande dignità, competenza e coerenza quel sound peculiare che, parafrasando la copertina di un noto periodico italiano, “vanta innumerevoli tentativi di imitazione”.

Eventide – Waterline

Gli Eventide offrono una versione dell’ambient drone intrisa da corpose sfumature jazz e sempre in grado di attrarre l’attenzione rifuggendo ogni stucchevolezza.

Faal – Fin

Fin merita d’essere ascoltato e apprezzato quale prova delle capacità di una band la cui fine lascia più di un rimpianto, non solo per l’irreparabile perdita umana ma anche perché, per il potenziale espresso, avrebbe meritato maggiore attenzione rispetto a quella ottenuta lungo una quindicina d’anni di attività.

Hamferð – Men Guðs hond er sterk

Il sound della band di Tórshavn è talmente peculiare da sfuggire ad ogni tentativo di sommaria classificazione: il tutto avviene senza il ricorso a chissà quali soluzioni cervellotiche in quanto gli Hamferð mettono il loro smisurato talento al servizio di un lirismo che, oggi, è appannaggio solo di pochi eletti.