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Recensione : Potenza Essenziale Per I Cloud Nothings

Potenza Essenziale Per I Cloud Nothings:

The Shadow I Rember

Potenza Essenziale Per I Cloud Nothings

Cover di The Shadow I Remember (2021).

La produzione di Steve Albini colpisce ancora, e questa volta lo fa tramite i Cloud Nothings. Portatore dei valori sonori del DIY, Albini torna a collaborare con la band di Cleveland nell’ultimo album The Shadow I Remember, uscito l’ultimo 26 Febbraio (precedentemente ha svolto il ruolo di produttore in Attack On Memory, del 2012) e registrato agli Electrical Audio Studios, ovvero le sale di registrazione del produttore celebre per la sua storica militanza passata in Big Black e Rapeman e quella in corso negli Shellac.

I Cloud Nothings sono nati nel 2009 come progetto solista di Dylan Baldi (voce e chitarra), il quale postava su MySpace dei pezzi casalinghi; l’anno dopo subentreranno Jayson Gerycz (batteria), TJ Duke (basso), e Joe Boyer (chitarra), quest’ultimo uscito nel 2013, e sostituito da Chris Brown nel 2016. Cloud Nothings è un progetto contraddistinto da un suono energico e glaciale, con un senso della melodia che ha retaggi nella Revolution Summer dell”85, e con riff avvincenti che vanno dritti al cuore, lasciando ogni volta una nota di contemplabile malinconia; inoltre una capacità di creare bordoni compatti con gli strumenti che rendono la loro musica magmatica, dall’impatto fisico.

Cloud Nothings. In senso orario, a cominciare in alto a sinistra: TJ Duke, Jayson Gerycz, Dylan Baldi e Chris Brown.

In Attack On Memory e Here And Nowhere Else viene delineato più chiaramente il sound della band, mostrando efficacia nel disporre istanze sempre diverse che scivolano velocemente, strutturando il loro suono a fuga. Con Life Without Sound emerge un certo suono più classicista dal punto di vista dello stile; vengono smussati gli angoli dando vita ad un pop con melodie più aperte.

Attack On Memory by Cloud Nothings

Here and Nowhere Else by Cloud Nothings

Life Without Sound by Cloud Nothings

Il suono torna ad oscurarsi Last Building Burning, lasciandosi sfuggire qualche suite caotica di 10 minuti (di nome Dissolution). In tempi di pandemia rilasciano The Black Hole Understands, dai richiami jangle pop.

Last Building Burning by Cloud Nothings

The Black Hole Understands by Cloud Nothings

Dopo aver rilasciato un demo suonato interamente da Baldi (Enemy At Home), viene pubblicato After Commodore Perry Service Plaza, un album firmato dal Baldi/Gerycz Duo, ovvero tre improvvisazioni sorprendentemente free jazz e dai silenzi iconici, e in cui compaiono Dylan Baldi al sassofono (ai tempi della scuola suonava in una jazz cover band) e Jayson Gerycz alla batteria.

Enemy At Home by Dylan Baldi

After Commodore Perry Service Plaza by Baldi/Gerycz Duo

Successivamente i Cloud Nothings pubblicano ancora una volta per Carpark Records The Shadow I Remember, un ritorno alla purezza del suono. La produzione è scarna, minimale. Steve Albini lascia suonare il quartetto in libertà, limitando gli overdub; ogni aggiunta – un piano, un suono elettronico, la voce di Macie Stewart in Nothing Without You – si intromette senza disturbare il contesto a quel caos calmo. Quello che contraddistingue quest’album rispetto gli altri è un pop purificato da tutto il resto, in forma povera per via della struttura e non della sostanza. Sembra che Albini induca il gruppo a sacrificare la loro storica potenza in melodia nel nome di suoni più aperti e un semplicismo sonoro meno artefatto, ma comunque meditato attraverso l’arte nel combinare elementi essenziali ottenendo come risultato un melodismo efficace. Attraverso After Commodore Perry Service Plaza, Baldi, il principale autore della musica firmata Cloud Nothings, impara l’arte del vuoto sonico, e nella fase successiva impara a domarlo e plasmarlo, amalgamandolo con gli elementi caratteristici dei Cloud Nothings.

The Shadow I Remember by Cloud Nothings

In The Spirit Of, Open Rain, Nothing Without You, etc, le linee pop sono portanti, ma non mancano elementi che astraggono il suono del lavoro: in Nara è presente un synth che permea di fondo il pezzo; It’s Love si incentra di più su un ritmo cadenzato e veloce, mentre Am I Something ha come costante un riff ricorrente (nelle strofe) che sembra simulare il movimento del pendolo, riproducendo una sospensione che il testo d’introspezione vuole evocare. A Longer Moon ha una chiusura noise con il supporto di suoni elettronici, ad opera di Brett Naucke.

Quindi, un pop più morbido concettualmente nel mezzo tra le linee jangle pop di The Black Hole Understands e il sound storico del gruppo originario dell’Ohio.


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