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Recensione : Plateau Sigma – Rituals

Rituals è un’opera magnifica, da scoprire con la dovuta calma centellinando le emozioni che è in grado di offrire.

Plateau Sigma – Rituals

Il secondo full length dei liguri Plateau Sigma è un lavoro che sa molto di consacrazione per una delle band italiane più interessanti in ambito doom (e non solo).

Doom che, peraltro, i nostri non interpretano certo nella sua veste più ortodossa: infatti, rispetto al precedente The True Shape of Eskatos, il sound si è ulteriormente raffinato, pur non smarrendo un’oncia a livello di impatto, arricchendosi di nuove sfumature che, inserite in una struttura che possiede come base la tradizione del genere, offre pulsioni post metal e dark canalizzate in un’indole progressiva.
Spiegare questo disco non è semplice, in virtù proprio delle sue atmosfere cangianti, spesso all’interno dello stesso brano; il bello è che tutto ciò avviene in maniera organica e seguendo una logica ispiratrice che asseconda costantemente gli intenti dei Plateau Sigma, autori di una trama musicale mai banale e in grado di avvolgere ed appagare l’ascoltatore, piegandolo alle sue irresistibili lusinghe.
Rituals (che, per una strana coincidenza, è lo stesso titolo dell’ultimo album dei Rotting Christ, anch’esso uscito da poche settimane) tratta delle divinità dell’antica Roma, un tema che offre il nobile pretesto per oscillare da un umore all’altro, assecondando la variabilità stessa delle liriche.
Palladion, la magnifica traccia che giunge subito dopo la breve e cristallina intro The Nymphs, apre le danze con i suoi umori collocabili tra Anathema e Porcupine Tree, lieve ma intensa ed altamente evocativa nel suo crescendo.
Segue The Bridge and the Abyss, brano apparentemente incanalato nell’ortodossia doom, con i suoi riff robusti ed il growl di Francesco Genduso ad accentuarne una pesantezza intervallata da rarefazioni acustiche di matrice postmetal. La ritualità della lingua latina apre Cvltrvm, altro momento cardine dell’album assieme a Palladion: qui l’influsso di giganti del funeral come Esoteric o Mournful Congregation parrebbe prendere a tratti il sopravvento, prima che tale sensazione venga smentita da una magnifica incursione chitarristica di Manuel Vicari. I due chitarristi/cantanti si scambiano costantemente le parti e, curiosamente, se il growl di Genduso ha come contraltare i passaggi della sei corde più liquidi ed intimisti, le clean vocals di Vicari mostrano come corrispettivo le fughe solistiche ed i riff più robusti; la base ritmica composta da Maurizio Avena (basso) e Nino Zuppardo (batteria) alterna con sapienza la clava al fioretto, assecondando l’incedere oscillante del lavoro.
Nelle due parti in cui è suddivisa la title track, vengono esibiti quasi a compendio i diversi tratti distintivi della vis compositiva messa in campo dai ragazzi ponentini: il sound pare ripiegarsi su se stesso, rarefacendosi fin quasi ad arrestarsi e costituendo l’humus per repentine, quanto brevi ed intense, esplosioni di matrice doom (magistralmente eseguite nel finale della pt. 1).
Rituals non è un disco facile e necessita di diversi ascolti perché le sue note possano trovare stabilmente residenza nelle menti più aperte e ricettive e, del resto, la stessa etichetta di doom band affibbiata per comodità ai Plateau Sigma rischia di ghettizzarli all’interno di un movimento musicale geneticamente per pochi; questo disco è molto di più, è l’espressione creativa di musicisti giovani, preparati e con le idee chiare: il lavoro di produzione, a cura dello stesso Francesco Genduso, valorizza ulteriormente i contenuti musicali rendendo l’album del tutto all’altezza delle migliori uscite internazionali.
Proprio a questo che mi vorrei agganciare, in conclusione, esortando sia i malati di esterofilia sia i teorici dell’usato sicuro, ad approcciarsi alla musica con un diverso atteggiamento: se è imminente l’uscita del nuovo album dei Novembre, band alla quale molti (Plateau Sigma inclusi) devono qualcosa a livello di ispirazione, questo non significa che l’agognato ritorno di un nome così pesante debba sviare l’attenzione da Rituals, un’opera magnifica da scoprire con la dovuta calma, centellinando le emozioni che è in grado di offrire.

Tracklist:
1. The Nymphs
2. Palladion
3. The Bridge and the Abyss
4. Cvltrvm
5. Rituals pt.I
6. Rituals pt.II

Line-up:
Manuel Vicari – vocals, guitars
Nino Zuppardo – drums, percussions
Maurizio Avena – bass
Francesco Genduso – vocals, guitars

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