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Recensione : The Queen Is Dead Volume 167 – Patristic, Nepal Death, Panopticon

Puntata davvero ricca, black death metal patristico, hippies psichedelici in viaggio per Kathmandu e un bellissimo disco di folk dal profondo delle foreste del Minnesota.

Puntata davvero ricca, black death metal patristico, hippies psichedelici in viaggio per Kathmandu e un bellissimo disco di folk dal profondo delle foreste del Minnesota.

PATRISTIC 

“Catechesis” su Willowtip Records è il nuovo disco del gruppo italiano Patristic, un progetto musicale di Enrico Schettino del gruppo Hideous Divinity. Questo lavoro è il primo sulla lunga distanza dopo l’ep “Apologetica” del 2022. Il progetto nasce dalla volontà di mettere in forma musicale un periodo poco noto della storia, ovvero quella interstizione temporale dove il paganesimo comincia a cadere sotto i colpi del cristianesimo, e dove i padri della Chiesa cominciano ad intessete la loro rete teologica che porterà di lì a breve al trionfo del cristianesimo sugli dei pagani, trionfo in realtà mai definitivo.

Di questi tempi oscuri e molto interessanti vogliono narrare i Patristic, con il loro black death di grande effetto. Il loro stile musicale è ben definito e si accompagna benissimo al tema del progetto, la tensione è sempre alta e il disco è un gran bel sentire dall’inizio alla fine, molto ben strutturato e costruito finemente. Rispetto al primo episodio la musica dei Patristic acquista una ricchezza maggiore, i suoni sono ancora più cesellati e precisi, si alternano momenti di furia a momenti più atmosferici ed eterei.

Al centro del loro discorso musicale c’è una grande padronanza della tecnica e della composizione musicale, una conoscenza approfondita dei temi trattati e anche una visione storica precisa e rigorosa. Tracce come “Catechesis III” rendono bene l’impatto e la forza che ha questo gruppo, che si inserisce a pieno titolo in un certo tipo di black death mediterraneo presente da tanto tempo e che continua ad evolversi in alcune sue propaggini come questa.

Un disco che è un piacere da ascoltare, e che riporta la luce su di un periodo storico molto oscuro ma assai importante nelle formazione del pensiero occidentale e non solo. Una della uscite black death metal migliori dell’anno.

NEPAL DEATH 

Chi l’avrebbe mai detto che il nome di questo meraviglioso collettivo psichedelico svedese sarebbe stato controverso di fronte ad una realtà che supera l’immaginazione ? Nelle ultime settimane il Nepal è stato scosso da una violenta rivoluzione che ha letteralmente bruciato il governo in carica, eleggendone uno attraverso internet, e qui la realtà supera largamente l’immaginazione.

A seguito di questi avvenimenti la dicitura Nepal Death è comparsa in molte testate mondiali per indicare la conta dei morti per questi eventi, conta che purtroppo non è bassa. Tornando alla musica i Nepal Death sono un gruppo di psichedelia profonda di Malmö e “Pilgrims and psychonauts” è il loro nuovo disco su Kali Psyche Records ed è un tesoro musicale tutto da scoprire. Il gruppo stesso definisce questo disco come la colonna sonora di un immaginario viaggio del 1972 che vede Charles Manson ed altri hippies andare verso Kathmandu.

La loro musica è la cosa più analogica che ascolterete di questi tempi, un concentrato di psichedelia, krautrock, space rock, strumenti e mantra orientali, space rock e tutto ciò che fa viaggiare. I Nepal Death fanno una psichedelia profonda e bellissima, un viaggio nel dentro e nel fuori rispetto a noi, senza negare gli aspetti oscuri dell’epoca hippie. Nell’opinione comune la stagione hippie dei fiori e dell’amore è un qualcosa di dolce e di allucinato, mentre invece ad uno sguardo approfondito è un qualcosa di molto oscuro e contraddittorio, è una storia dove convivono libertà e Charles Manson, vita e morte, con luci e tante oscurità che specialmente nel mondo anglosassone vengono indagate ancora adesso.

In Nepal Death mettono in musica tutto questo e lo fanno benissimo, questo disco è un autentico capolavoro di psichedelia anni settanta, i suoni sono quelli, anche se c’è un certo respiro del lavoro che è molto moderno, si sente in certi passaggi pop e molto piacevoli. Le canzoni sono splendide e anche gli interludi sono studiati molto bene, e sono a loro volta fondamentali ai fini della comprensione del tutto.

Un disco che apre il terzo occhio e ci riporta nel migliore dei modi ad un’epoca dove illuminazione poteva voler dire finire in pasto agli avvoltoi in qualche burrone del Nepal, o capire tanto della nostra presenza nel cosmo, il tutto a proprio rischi e pericolo, che è poi uno dei leitmotiv della psichedelia. Un disco affascinante e che suona in una maniera incredibile.

PANOPTICON

Panopticon è un progetto musicale in solitaria di Austin Lunn, fondato nell’alveo musicale del black metal politico in chiave antifascista, ma questo disco è davvero differente rispetto ai precedenti. Laurentian Blue” per Bindrune Recordings e Nordvis è un viaggio profondo nei sentimenti e negli stati d’animo di Austin, un viaggio fatto attraverso il folk nordamericano più profondo, un gotico americano molto vivido e potente. Il disco è stato concepito dal 2018 in una casa nella foresta del Minnesota, uno degli stati più selvaggi dell’Unione. Il folk all’interno di questo lavoro è oscuro, alterna momenti dolci a momenti duri, è lo specchio dei sentimenti di Austin in un momento non facile fatto di rabbia, depressione e di lutto. Come ha sempre curato benissimo il suo black metal, Austin si supera nel comporre il suo folk tipicamente americano, senza compromessi ma molto più avanti di tanti altri progetti.

L’oscurità è tanta, come tanta è l’analisi dei sentimenti, il lasciarsi andare alle sensazione per capirle, l’essere slegati dalla vita moderna, il tutto con un ritmo musicale unico e bellissimo, un respiro antico che supera i tempi per riportare benessere, e farci sentire in maniera fisica che nonostante tutto la forza dentro di noi è notevole, ed è quella che ci salva. In questo disco ci sono tantissime cose, dalla bellezza gioiosa di ” Irony and actuality” alla necessità introspettiva di “I want to be alone”.

Panopticon è un cantautore a tutti gli effetti sia quando fa il suo ottimo black metal, sia quando fa questo straordinario folk americano. Austin sentiva la necessità di fare un disco così, un flusso di coscienza inserito nella tradizione del posto dove è nato e cresciuto, esprimendosi in un linguaggio che conosce nel suo profondo e che maneggia alla perfezione. “Laurentian Blue” è un disco che fa bene al cuore e al cervello, ha suoni caldissimi e sinceri, è una delle vette del folk americano degli ultimi anni, e il fatto che un grandissimo disco di questo genere sia fatto da uno che fa di solito black metal è un fatto che impone un’attenta riflessione, riflessione che va fatta ascoltando più e più volte questo capolavoro.

Un diamante incastonato in una discografia unica e tutta da scoprire.

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