Possono essere sufficienti 27 minuti per lasciare il segno nel panorama musicale underground italiano (e non solo)? Io azzardo un sì, soprattutto perché quello dei romani ODD non fornisce in alcun modo l’impressione d’essere un exploit effimero.
Last Gear è, infatti, l’ennesimo ceffone ben assestato sul volto di chi si ostina a negare l’esistenza di band e musicisti contemporanei capaci di emulare (non copiare, badate bene) le gesta dei grandi del passato, anche se temo che lo stato di torpore nel quale sono caduti questi “tolemaici” della musica sia del tutto irreversibile …
Un problema loro, naturalmente, visto che ignorare questo lavoro per chi si definisce appassionato di progressive sarebbe un atto di puro autolesionismo.
Gli ODD si presentano con una formazione a sette, e una line-up così affollata appare del tutto consona alla quantità di influssi, spunti e colpi di genio che i ragazzi della capitale riversano nelle loro composizioni.
Last Gear consta di tre brani: la lunga Paku Trilogy, che occupa metà dell’EP ed è suddivisa a sua volta in tre parti, la centrale A Man e la conclusiva title-track, anch’essa suddivisa in due ulteriori movimenti.
Le prime note di Paku-The First mettono sul piatto piacevoli umori pinkfloydiani, in un crescendo entusiasmante fino all’entrata in scena delle voci di Valerio e Valentina, coincidente con l’inizio di Paku-The Noir, che presenta un’alternanza di passaggi intimisti ed impeti corali, prima che uno splendido assolo di chitarra prepari il terreno ai ritmi irresistibili di Paku-Godd, sorta di “Sledgehammer” del nuovo millennio .
A Man si sviluppa su toni più soffusi, sempre caratterizzata dall’uso della doppia voce, salvo esplodere talvolta in riff di matrice progmetal e, per quanto traccia di indubbio pregio, soffre paradossalmente il suo essere collocata tra due episodi “forti” come Paku e la title-track.
Last Gear, infatti, si sviluppa nella sua parte iniziale come un’ipotetica jam dei Tool che ospitano Fripp alla chitarra, per poi approdare nel suo scorrere verso la fine a passaggi lisergici degni dei folli e antichi Ozric Tentacles; insomma, ascoltare le composizioni degli ODD è un po’ come trovarsi nel backstage di un grande festival, quando ad ogni piè sospinto si ha la possibilità di incontrare personaggi mitici ma diversi per personalità ed estrazione musicale.
Versatilità e fantasia messe al servizio di una scrittura sempre efficace, che non indulge in svolazzi intrisi di tecnica fine a se stessa: tutto è finalizzato a coinvolgere l’ascoltatore in questo inatteso e tanto più gradito caleidoscopio sonoro.
Pur se su due piani diversi, sia per l’approccio alla materia sia per la storia dei musicisti coinvolti, questo EP d’esordio degli ODD costituisce, assieme a “La Quarta Vittima” di Fabio Zuffanti, la dimostrazione che nel 2014 si può continuare a fare musica definibile a buon diritto “progressiva” senza per questo essere costretti a presentarsi al pubblico come una sorta di cover band camuffata.
Chiudo citando parte del messaggio con il quale gli ODD hanno contattato In Your Eyes, tanto per dimostrare quanto si possa fare ottima musica senza essere necessariamente (ed inutilmente) presuntuosi: “Ci farebbe piacere se voi poteste dedicare 27 minuti all’ascolto del nostro lavoro, magari dedicandoci anche una recensione”
Beh, ragazzi, il piacere è stato tutto mio, credetemi ….
Tracklist:
1. Paku Trilogy (The First – Noir – Godd)
2. A Man
3. 3. Last Gear (Movement I e II)
Line-up:
Valerio Simone – Vocals
Valentina Cairoli – Vocals
Luca Scarfidi – Guitar
Lorenzo Petroni – Guitar
Filippo Smaldone – Bass
Roberto Franco – Keyboard
Francesco Serafino – Drums
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