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Recensione : Nate Smith – LIVE ACTION

LIVE ACTION segna il debutto solista di Nate Smith con un album che tra jazz, R&B, funk e hip hop è fatto per durare, da mettere in una capsula del tempo e aprire nel 2055.

LIVE ACTION - Nate Smith

Il viola è da sempre simbolo di regalità, di potere, indossato da re e sovrani.  Nella cultura afroamericana ha assunto un significato di riconoscimento, quasi di ricordo/condanna di quella che è stata la segregazione, in particolare con il libro “The Color Purple” di Alice Walker.  E naturalmente, è viola la pioggia in “Purple Rain” di Prince, considerato dai più il suo capolavoro assoluto. Ma non da Nate Smith, che reclama “Sign of the Times” come suo miglior lavoro. Eppure sulla copertina del suo ultimo album “LIVE ACTION” è proprio il viola a dominare la scena, tra piatti e tamburi in disordine e tastiere alla rinfusa intorno alla figura umile di Smith.

Nato in Virginia, Ira Nathaniel Smith inizia a suonare la batteria a 11 anni, appassionandosi al jazz, ma rimanendo comunque un giovane cresciuto tra gli anni ottanta e novanta, tra la nascita dell’hip hop e il successo del rock. Negli anni inizia a suonare con diversi gruppi, cambiando spesso genere e sound, presentando il suo album di debutto con i Kinfolk nel 2017, e diversi progetti poi con il gruppo The Fearless Flyers. Ma è nel 2025 che debutta con il suo vero primo disco da solista, “LIVE ACTION”, su etichetta Waterbury Music. R&B, jazz, soul, hip hop, funk, e altre mille sfumature si mescolano alla perfezione tra le percussioni di Smith e le voci dei suoi ospiti, amici di una vita e talenti ammirati da lontano portati a bordo del progetto. Non è un disco rivoluzionario, non vuole cambiare le carte in tavola, ma piuttosto dar loro una spolverata con un sound fresco, moderno, ma sempre fedele alla tradizione.

Da amante dell’hip hop, Smith è attento alla nuova strada jazz e neo soul che il genere sta prendendo, seguendo a ruota con “UNDEFEATED” con l’mc JSWISS, che su una base boom bap denuncia tra rime e metafore il passare inevitabile del tempo (“time wins, no exception”).“AUTOMATIC” è il capolavoro dell’album: cover dell’originale del 1983 delle Pointer Sisters, è qui interpretata da una rinata Lalah Hathaway dopo il successo dell’album dell’anno scorso “VANTABLACK”. È una reinterpretazione più soft, che esplode nel ritornello ma rimane sempre nelle linee imposte dalla melodia di Smith, addolcita da un riff di chitarra sulle strofe e la solita batteria in secondo piano, per lasciare spazio alla voce graffiante della Hathaway. In “MAGIC DANCE” i sintetizzatori strizzano l’occhio all’elettronica, mentre il cantante beninese Lionel Loueke intona in lingua madre un canto quasi spirituale, che si intona in tutto e per tutto con il viola della copertina.  Il gruppo americano di voci femminili Säje si muove sul drum set alla perfezione in “BIG FISH”: un pesce che nuota senza sosta diventa metafora della velocità del mondo in cui viviamo, in cui il tempo per guardarsi dentro e accettarsi realmente è sempre poco. Una traccia onirica, che come il pesce del titolo si tuffa in “COUGH DROP” in collaborazione con Carrtoons, polistrumentista e produttore affermato della scena newyorchese.

Il cantante dei The Vanguard di D’Angelo Jermain Holmes fa da voce a una squadra di tutto rispetto in “JUKE JOINT”: Charlie Hunter, collaboratore tra gli altri di Norah Jones e Frank Ocean; DJ Harrison, produttore della regina del jazz Nubya Garcia; e ovviamente, Nate Smith, si uniscono nella più semplice canzone d’amore, che ha sempre il suo fascino. Il neo soul di Holmes risalta sulle note dei tre musicisti, allievo dei “padri fondatori” D’Angelo e Maxwell. “SUPERMOON” è l’ultima traccia del disco, la più drammatica, cinematografica, l’unica in cui non è accreditato nessun featuring. Un viaggio condiviso con così tanti amici non poteva che finire in solitudine, solo Nate e la sua batteria, più qualche violino a renderla colonna sonora perfetta per i titoli di coda di un film (progetto che Smith non vede l’ora di realizzare).

In “LIVE ACTION”, il jazz incontra l’R&B, l’hip hop incontra il soul, e in mezzo a tutte le influenze rimane una costante: Nate Smith, la sua batteria e il suo sound unico. Gli album che fanno la storia sono sicuramente altri, non per togliere il titolo al lavoro di Smith, ma per dargli una qualifica in più: quella di perla nascosta che tra decenni riscopriremo tra quei vinili vecchi in fondo al negozio che nessuno guarda più. Qualcuno deciderà di soffiare via la polvere, metterlo su un giradischi e scoprire che nel 2025 i generi non erano altro che strumenti musicali da far suonare insieme.

Nate Smith – LAST SIGHT (feat. Josh Johnson) Visualizer

Nate Smith – LIVE ACTION tracklist

  1. NOW (feat. Josh Johnson) 01:50
  2. UNDEFEATED (feat. JSWISS & Marquis Hill) 03:22
  3. AUTOMATIC (feat. Lalah Hathaway) 04:52
  4. MAGIC DANCE (feat. Lionel Loueke & Michael League) 03:36
  5. BIG FISH (feat. säje) 04:53
  6. COUGH DROP (feat. Kiefer & CARRTOONS) 04:22
  7. MOTHER & SON (feat. Marquis Hill & Ben Williams) 03:02
  8. JUKE JOINT (feat. Jermaine Holmes, Charlie Hunter & DJ Harrison) 03:19
  9. LAST SIGHT (feat. Josh Johnson) 03:29
  10. SUPERMOON 03:48

 

 

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