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Recensione : Mistermat – Girl In Trouble

Album estremamente passionale ed elegante, Girl In Trouble è consigliato agli amanti del blues rock e a chi vuol passare una cinquantina di minuti immerso in suoni che, ormai, hanno raggiunto lo status dell'immortalità.

Mistermat – Girl In Trouble

Le strade del blues sono infinite ed una di queste porta a Padova, città natia del chitarrista Matteo Favretto, in arte MisterMat, musicista di talento, proveniente da una famiglia dove tutti, da generazioni, hanno contribuito al mondo delle sette note, per lavoro o passione.

L’adolescenza del chitarrista veneto non può che essere così dedicata alla musica e l’entrata nell’orchestra del padre è il primo passo ufficiale e professionale in questo mondo, lasciato per tuffarsi tra le note del blues rock.
Girl In Trouble è il nuovo lavoro, una raccolta di canzoni in cui il musicista miscela rock e blues , la sua compagna inseparabile rifila riff secchi ed incisivi, repentini cambi ritmici tra l’andamento del blues, ed una predisposizione al funky rende il lavoro nel suo complesso, estremamente vario e piacevole, tenendo ben salde le redini della sei corde, confermandosi un bravissimo axeman ma, soprattutto, un ottimo songwriter.
E così fin dalla title track, che apre il lavoro, veniamo avvolti dalle note calde e sanguigne che la chitarra di MisterMat rilascia a profusione, accompagnato in questa canzone dall’hammond che rende il pezzo molto british.
Si attraversa l’atlantico con Why Don’t You Cry For Me, brano che odora di asfalto, bruciato dal sole e reso irresistibile da un giro di basso funkizzato: la voce, maschia, perfetta nel decantare i testi su ballad ora acustiche ora elettriche (When I Come Alone, I Will Be There) regala brividi mai sopiti, richiamando alla mente più di un collega dell’axeman nostrano, che con classe si conferma ottimo rocker, innamorato del blues più viscerale e sanguigno.
L’album diverte, ora apertamente orientato al funky (Falling Down) ora visceralmente blues(Legs Of Blues, Hey Man), a tratti vicino al southern rock (Can You Take Me Home), mantenendo sempre una qualità molto alta, senza perdersi in esercizi di stile, ma dando importanza e spazio alla forma canzone, sublimata con l’intimista (e sottolineata da una prova intensa al microfono) Father’s Time, brano acustico molto roots ed emozionante.
Un album estremamente passionale, ma nello stesso tempo elegante, composto da ottime canzoni e suonato benissimo, del quale consiglio l’ascolto agli amanti del genere e a chi vuol passare una cinquantina di minuti immerso in suoni che, ormai, hanno raggiunto lo status dell’immortalità.

Tracklist
1.Girl in trouble
2.Why don’t you cry for me
3.Little house
4.When I come alone
5.I will be there
6.Fallin’ down
7.Legs of blues
8.Hey man
9.Steam train
10.Can you take me home
11.Father’s time
12.In every place in the world

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