Si parte con Fix My Life e con il suo ipnotico riff di sax (mescolato a ritmiche intricate e a improvvisi lampi elettronici), per proseguire con le percussioni estremamente incalzanti di Release! e il pseudo-tribalismo africano/orientaleggiante di Tuna.
We Are Enough sembra portare i Gogol Bordello in viaggio fra Marocco, Tunisia ed Egitto (merito del suo gridare punk), mentre Kingdom Of Kush, tenuta insieme dalla linea di basso, passa il testimone alla più composta e riflessiva Free Walk.
Mouth To Mouth, infine, caratterizzata da tonalità cupe e misteriose, lascia spazio al cerebrale svilupparsi di Camel.
I Melt Yourself Down, come dei La Piramide Di Sangue d’oltremanica o dei Ninos Du Brasil innamorati dell’Africa, costruiscono, a partire da influenze etniche, brani intricati a metà fra jazz, psichedelia e sperimentalismi. Una band che, fosse stata italiana, non avrebbe sicuramente sfigurato sul palco del Thalassa, il festival di psichedelia occulta tenutosi a Roma alcuni mesi fa. Un disco decisamente interessante.
Tracklist:
01. Fix My Life
02. Release!
03. Tuna
04. We Are Enough
05. Kingdom Of Kush
06. Free Walk
07. Mouth To Mouth
08. Camel
Line-up:
Pete Wareham
Kushal Gaya
Shabaka Hutchings
Ruth Goller
Tom Skinner
Satin Singh
Leafcutter John
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