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Recensione : Madwork – Obsolete

Ottimo album dalle sonorità a metà strada tra il nu metal e il dark ottantiano per i piemontesi Madwork.

Madwork – Obsolete

La Underground Symphony, nota etichetta nostrana da sempre promotrice di band dedite ai suoni classici, stupisce accaparrandosi il gruppo piemontese dei Madwork, entità dark/nu metal e, visti i risultati, si può dire che sia stata una buona scelta.

Il combo, in attività già dai primi anni del nuovo millennio, è al secondo Album dopo il debutto “Overflow” del 2005: otto anni di attesa che, dopo vari assestamenti, hanno portato sul finire del 2013 all’uscita di questo ottimo lavoro.
Il sound del gruppo parte da una base industrial simile, ma molto meno marziale, ai Rammstein, nella quale si inseriscono spunti di metal moderno riconducibile ai primi Disturbed e ad atmosfere dark ottantiane dove a farla da padrone sono sì i Depeche Mode, ma non solo: laddove i brani abbandonano bellissime ma facili melodie per risultare più dure e drammatiche, ecco che il fantasma dei Sisters Of Mercy dell’industrialoide “Vision Thing” (1990) espande la sua ombra sui brani del disco.
Bravo, teatrale e molto vario nel suo cantato il vocalist Jago che, come David Draiman dei Disturbed, interpreta le song svariando da toni aggressivi a melodici con ottima personalità, non tralasciando dove lo si richiede accenni a vocalizzi cari al nu metal.
Otto anni non sono passati invano e la band, ora più che mai consapevole delle proprie qualità, svaria tra questi generi e ci consegna un album nel quale ogni brano ha una sua peculiarità pur mantenendo un unico filo conduttore.
Buoni gli inserti elettronici di Luca “Binko”Bincoletto, così come il lavoro degli strumenti classici, che dove serve picchiano il giusto o eseguono affilati assoli metal di buona fattura.
Così il disco scivola via piacevolmente, senza cadute di tono, tra brani di spessore come Bleeding Out Again, Hide & Seek, Another Beautiful Day e Lullaby, dai richiami ai grandissimi ma poco conosciuti Secret Discovery, la bellissima Redemption e quella Butterfly Blades dal refrain irresistibile, fino ad arrivare alla conclusiva Rain dove, come ospite, appare nientemeno che Kevin Moore, ex Dream Theather e dietro ai tasti d’avorio nel capolavoro “Images and Words”.
Piacerà a molti quest’album, scritto e suonato da una band che merita la giusta attenzione e ruffiano il giusto senza dimenticare che ci si muove sempre in un contesto metal: consigliato quindi ai dark fan così come a chi è legato a sonorità più moderne.

Tracklist:
1.Obsolete
2.Bleeding out again
3.Traum
4.Hide & seek
5.Another beautiful lie
6.Redemption
7.The lucky end
8.His master’s voice
9.Beautiful blades
10.Election day
11.Lullaby
12.Sold out paradise
13.Rain

Line-up:
Beppe”Jago”Careddu – Vocals
Luca”Blinko”Bincoletto – Keyboards,samples,loop
Fabio”Spike”Nora – Drums
Mirco”Trigger”Maggiora – Bass
Christian”Red oni”Rosso – Guitars

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1 Comment
  • Avatar
    Jago
    Posted at 07:58h, 09 Marzo Rispondi

    Grazie per la splendida recensione!!!
    Jago – Madwork

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