Incredibile disco dell’entità musicale chiamata Low End Resorts, dal titolo “Dungeons of Miami” in uscita su Megastructure. Low End Resorts è un duo composto da ude grandi nomi dell’elettronica underground mondiale, Romulo Del Castillo (Phoenecia/Schematic/Warp), e Nick Forte (DFA/Schematic/Kranky) che si sono unti per dare vita a qualcosa di radicalmente diverso, e questo album è davvero differente. Il suono muta in ogni anfratto delle canzoni che non si assomigliano fra di loro e hanno il filo conduttore nel soggetto.
Il viaggio sonoro che ci offrono i Low End Resorts è un excursus in una megalopoli del futuro, un luogo troppo grosso per essere pensato e che andrà messo in musica per essere capito, ma quale musica ?
Questa. Un tipo di musica che non è definibile come tale secondo la rigida concezione classica del termine, ma che torva la sua ragione di vita nell’ibrido uomo-macchina, che è poi quello che abita questo dungeon. “Dungeons of Miami” è una profezia, una descrizione di ciò che sarà la nostra umanità, e non vi sono tante decisioni da prendere, ci sarà da adattarsi alla nuova vita sottoterra perché in superficie il calore sarà insopportabile, chiusi in caverne, le dungeons del titolo, dove la razza umana dovrà reinventarsi per l’ennesima volta se vorrà sopravvivere a sé stessa, dato che ormai è chiaro che abbiamo distrutto la natura.
Romulo e Nick ci guidano in un viaggio incredibile all’interno del ventre del cambiamento, ma non c’è nostalgia, essendo una rilettura totale dei codici della musica elettronica e non solo per concepire qualcosa di totalmente nuovo, per uno dei pochissimi dischi davvero innovativi. La struttura è essenzialmente electro urban, le canzoni sembrano fare parte di una colonna sonora di un videogioco, tutto è sfuggente, mille suoni distorti catturano la nostra attenzione che è cambiata e dura pochissimo nel nostro cervello ibrido, le cornamuse si fondono con chiptune che sono echi lontani, bassi che provengono dalla cultura tribale si innestano in sintetizzatori che espandono le melodie di quella che una volta si chiamava pop.
La techno è dilazionata in bpm che si conteggiano in maniera diversa, essendo spalmati e non raccolti, poiché qui tutto di disfa e ritorna mutato, per cambiare ancora, dato che gli stimoli sono troppi per un cervello umano. Recentemente alcune ricerche scientifiche hanno scoperto che noi in realtà usiamo quasi tutto l’intero potenziale dei nostri due emisferi cerebrali, e qui il disco richiede una plugin per comprenderlo e ce la fornisce lui stesso.
Le frequenze usate in queste tracce sono moltissime, il duo riprende e porta al piano di sopra le istanze delle etichette nelle quali hanno militato, che erano già moderne, ma qui si va oltre, si entra direttamente in un romanzo di Jeff Vandermeer, dove la razza umana è morta, sostituita da qualcosa di diverso e di ibrido. Trasportate lo stesso concetto nella musica per capire appieno questo disco, che è un mutamento totale, è un viaggio wipeout dentro e fuori di ciò che saremo, perché il futuro, che lo vogliamo o no, è questa frammentazione e questo battito accelerato che troviamo qui, questo vagare delle sinapsi che sono fuse attraverso il silicio con altri elementi. “Dungeons of Miami” non è un disco moderno, è un capolavoro futurista, un oggetto fuori dal suo tempo, un’oopart che arriva da un futuro che ci aspetta e che ci fa sentire attraverso questi pezzi i suoi battiti, i suoi artigli e le sue carezze.
Più che un disco è una magnifica esperienza sonora altra, il disco che mancava nella scala evolutiva musicale, un dono da due produttori dalla sensibilità unica, una gemma che risplende fortissimo.
Grime, techno, drum and bass, idm, house, ambient, dark electro e tanto altro, qui dentro c’è tutto e tutto superato. altra grandissima uscita per la Megastructure, etichetta di Berlino che è proiettata in un altra galassia.
Per Low End Resorts ad astra.
Low End Resorts – Dungeons of Miami